Quest'anno, il 2008, ricorre il 60°anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948-2008). Questa dichiarazione afferma che ogni essere umano ha diritto di essere libero dal bisogno e dalla paura. Questi diritti umani sono inclusivi, interdipendenti e universali.
Che si tratti delle sofferenze causate dalla povertà, dalla negazione della libertà, da conflitti armati o da un atteggiamento sconsiderato nei confronti dell'ambiente naturale, in qualsiasi parte del mondo, non dobbiamo considerare questi fatti singolarmente perché le loro ripercussioni hanno un impatto su tutti noi. Abbiamo quindi bisogno di un'efficace azione internazionale per affrontare le questioni globali dal punto di vista dell'unicità dell'umanità e della profonda comprensione della natura intrinsecamente interconnessa del mondo contemporaneo.
Alla nascita, tutti gli esseri umani sono naturalmente dotati delle qualità necessarie alla sopravvivenza: la capacità di accudire e prendersi cura, la gentilezza amorevole. Eppure tendiamo a trascurarle. Di conseguenza, l'umanità si trova ad affrontare problemi inutili. Ciò che dobbiamo fare è compiere maggiori sforzi per sostenere e sviluppare queste qualità; la promozione dei valori umani è di primaria importanza. Dobbiamo concentrarci sulla creazione di relazioni umane positive perché, a prescindere dalle differenze di nazionalità, fede religiosa, razza, status economico e sociale e istruzione siamo tutti esseri umani. Quando ci troviamo di fronte a vere difficoltà, c’è sempre qualcuno, persino un estraneo, pronto ad offrirci il suo aiuto. Dipendiamo gli uni dagli nelle circostanze più terribili e, in quei momenti, non ci chiediamo chi siano gli altri prima di offrire loro soccorso. Li aiutiamo e basta, perché sono esseri umani come noi.
Colmare il divario tra ricchi e poveri
Il nostro mondo è sempre più interdipendente, ma mi chiedo se comprendiamo veramente il fatto che la nostra comunità umana ha bisogno di essere compassionevole; compassionevole nella scelta degli obiettivi, compassionevole nei mezzi di cooperazione e nel perseguimento di tali obiettivi. Il potere impressionante che le istituzioni economiche hanno acquisito nella nostra società e gli effetti devastanti che la povertà continua a provocare dovrebbero indurci a cercare nuovi approcci e trasformare la nostra economia in un'economia basata sulla compassione, sull'affermazione dei principi di dignità e giustizia per tutti, sui principi suggellati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Ovunque sia presente, la povertà contribuisce in modo significativo alla disarmonia sociale, alla malattia, alla sofferenza e ai conflitti. Se continuiamo sulla strada che abbiamo percorso finora, la situazione potrebbe diventare irreparabile. Questo divario in costante aumento tra "abbienti" e "non abbienti" crea sofferenza per tutti. Oltre ad essere preoccupati per noi stessi, per le nostre famiglie, per la nostra comunità e il nostro paese, dovremmo anche sentirci responsabili per gli individui, le comunità e i popoli che, come noi, fanno parte della famiglia umana nel suo insieme. Ma oltre alla compassione, c’è anche bisogno di un impegno concreto per garantire la giustizia sociale.
Se prendiamo sul serio il nostro impegno nei confronti dei principi fondamentali di uguaglianza, che a mio avviso sono al centro del concetto di diritti umani, non potremo più ignorare le disparità economiche. Non basta limitarsi a dire che tutti gli esseri umani devono godere di pari dignità. Questo principio deve tradursi in azioni concrete.
Democrazia e pace
Oggi i valori della democrazia, della società aperta, del rispetto dei diritti umani e dell'uguaglianza stanno diventando universalmente riconosciuti in tutto il mondo. A mio parere, esiste uno stretto legame tra i valori democratici e i valori fondamentali dell’essere umano. Laddove esiste democrazia, i cittadini hanno maggiori possibilità di esprimere le proprie qualità umane di base, e laddove queste prevalgono, vi è anche un maggiore margine di manovra per rafforzare la democrazia. Perché la democrazia è il presupposto più efficace per garantire la pace nel mondo.
Tuttavia, la responsabilità di lavorare per la pace non spetta soltanto ai nostri leader, ma anche a ciascuno di noi singolarmente. La pace inizia in ognuno di noi. Se siamo interiormente in pace, possiamo essere in pace con chi ci sta accanto. Quando la nostra comunità è in pace, lo sarà anche con le comunità vicine e così via. Quando proviamo amore e gentilezza per il prossimo, non solo facciamo sentire gli altri amati e curati, ma facciamo crescere la nostra felicità e pace interiore. Possiamo impegnarci consapevolmente per sviluppare sentimenti di altruismo e di gentilezza. Per alcuni di noi, il modo più efficace è attraverso la pratica religiosa; per altri può trattarsi di pratiche non religiose. L'importante è che ciascuno compia uno sforzo sincero per assumersi seriamente la propria responsabilità nei confronti dell'altro e del mondo in cui vive.
Diritti umani
Garantendo l'uguaglianza dei diritti, la Dichiarazione afferma che ogni individuo ha diritto a pari diritti e libertà, senza discriminazioni di alcun tipo. La pace e la libertà non possono essere garantite finché sono violati i diritti umani fondamentali. Allo stesso modo, non vi può essere pace e stabilità finché vi sono oppressione e repressione. E' ingiusto perseguire i propri interessi a scapito dei diritti degli altri. La verità non può trionfare se non accettiamo la verità o se consideriamo illegale dire la verità. Dov'è l'idea di verità e di realtà se le nascondiamo sotto il tappeto e lasciamo che trionfino le azioni illegali?
Diritti umani in Tibet
Se accettiamo che gli altri abbiano l’identico diritto alla pace e alla felicità che abbiamo noi, non abbiamo forse anche la responsabilità di aiutare chi ha bisogno? L'aspirazione alla democrazia e al rispetto dei diritti umani fondamentali è tanto importante per i popoli dell'Africa e dell'Asia quanto per quelli dell'Europa o delle Americhe. Ma, naturalmente, sono spesso le persone private dei loro diritti umani a essere quelle meno in grado di far sentire la propria voce. Questa responsabilità ricade quindi su coloro che già godono di tali libertà.
Gli eventi in Tibet sono stati drammatici e devono essere compresi nel modo più completo possibile. Poiché il governo cinese mi ha accusato di orchestrare le proteste in Tibet, chiedo un'indagine approfondita da parte di un organismo indipendente e autorevole, che dovrebbe includere anche rappresentanti cinesi, per vagliare queste accuse. Tale organismo dovrebbe visitare il Tibet, le aree tradizionali tibetane al di fuori della regione autonoma del Tibet e anche l'Amministrazione Centrale tibetana qui, in India. Per consentire alla comunità internazionale, e in particolare a quel miliardo di cinesi che non hanno accesso a informazioni senza censura, di scoprire che cosa stia realmente accadendo in Tibet, sarebbe estremamente utile che anche i rappresentanti dei media internazionali si dedicassero a queste indagini.
Ritengo che molte delle violazioni dei diritti umani in Tibet siano il risultato di diffidenza, di mancanza di fiducia e di una reale comprensione della cultura e della religione tibetane. Come ho detto molte volte in passato, è estremamente importante che la leadership cinese arrivi a una migliore e più profonda comprensione della cultura e della civiltà buddhista tibetana. Sostengo pienamente la saggia affermazione di Deng Xiaoping secondo cui dobbiamo "cercare la verità nei fatti". Pertanto, noi tibetani dobbiamo ammettere i progressi e i miglioramenti che il governo cinese del Tibet ha portato al popolo tibetano, ma allo stesso tempo, le autorità cinesi devono comprendere che i tibetani hanno dovuto subire enormi sofferenze e distruzione negli ultimi cinquant'anni.
Nonostante alcuni sviluppi e progressi economici, la cultura tibetana continua ad affrontare la minaccia alla propria sopravvivenza. In tutto il Tibet perdurano gravi violazioni dei diritti umani che tuttavia sono soltanto i sintomi e le conseguenze di una questione più profonda. Finora le autorità cinesi non sono state in grado di adottare una visione tollerante e pluralista della cultura e della religione distintive del Tibet; al contrario, si sono sempre dimostrati diffidenti e impazienti di controllarle. La maggior parte dei piani di "sviluppo" cinesi in Tibet sono concepiti per assimilare completamente il Tibet alla società e alla cultura cinesi; e per sopraffare la popolazione tibetana un gran numero di cinesi sono stati trasferiti in Tibet. Ciò rivela purtroppo che le politiche cinesi in Tibet continuano ad essere totalitarie, nonostante i profondi cambiamenti operati dal governo cinese e dal partito in altre parti della Repubblica Popolare Cinese. Così, come risultato di queste politiche, un intero popolo con la sua cultura e la sua identità uniche sta affrontando la minaccia di essere completamente annientato.
E' risaputo che i monasteri tibetani, che costituiscono le nostre principali sedi di apprendimento, oltre ad essere depositari della cultura buddhista tibetana, sono stati gravemente ridotti sia nel numero che nella popolazione. In quei monasteri pochi che ancora resistono, non è più permesso studiare seriamente il buddhismo tibetano; persino l'ammissione in questi centri di formazione è severamente regolamentata. In realtà, non vi è alcuna libertà religiosa in Tibet e reclamarla viene considerato un atto da separatisti. Né esiste una vera autonomia in Tibet, anche se queste libertà fondamentali sono garantite dalla costituzione cinese.
Credo che le manifestazioni e le proteste che si stanno svolgendo in Tibet riflettano la gravità della repressione che è in corso. Ulteriori misure repressive non porteranno né all'unità e né alla stabilità.
Diritti umani e Cina
La Cina ha bisogno di diritti umani, democrazia e di uno Stato di diritto perché questi valori sono alla base di una società libera e dinamica. Sono anche la fonte della pace e della stabilità. Non ho dubbi neppure sul fatto che una Cina sempre più aperta, libera e democratica andrà a vantaggio anche del popolo tibetano. Sono fermamente convinto che il dialogo e la disponibilità a guardare con onestà e chiarezza alla realtà in Tibet e in Cina possano condurci alla risoluzione dei nostri problemi. Sebbene siano stati compiuti grandi progressi nell'integrazione della Cina nell'economia mondiale, ritengo altrettanto importante incoraggiare quel Paese ad entrare a far parte del sistema democratico mondiale.
Migliorare il rispetto dei diritti umani
A livello internazionale, la nostra ricca diversità di culture e religioni dovrebbe contribuire a rafforzare i diritti umani fondamentali in tutte le comunità. Alla base di questa diversità ci sono i principi umani fondamentali che ci uniscono come membri della stessa famiglia umana. La questione dei diritti umani è talmente importante che non dovrebbero esserci divergenze di opinione al riguardo. Abbiamo tutti esigenze e preoccupazioni comuni. Tutti noi cerchiamo la felicità e cerchiamo di evitare la sofferenza, indipendentemente dalla nostra razza, religione, sesso o condizione sociale. Ma la preservazione della diversità delle tradizioni e delle culture non dovrebbe mai giustificare la violazione dei diritti umani. La discriminazione di persone di razze diverse, delle donne e delle fasce più deboli della società può essere “tradizionale” in alcune regioni, ma se è incompatibile con i diritti umani universalmente riconosciuti, queste “tradizioni” devono cambiare. Il principio universale dell'uguaglianza di tutti gli esseri umani deve avere la precedenza.
C'è un grande e crescente desiderio di cambiamento nel mondo; cambiamento che si manifesta in un rinnovato impegno verso i valori etici e spirituali, nel tentativo di ricomporre i conflitti in modo pacifico, nell’utilizzo del dialogo e della non violenza, nel sostegno dei diritti umani e della dignità umana, nonché della responsabilità universale. Abbiamo bisogno di un cambiamento che educhi e promuova l'urgente necessità di prendersi cura del pianeta e dei suoi sistemi ecologici, che inviti tutti gli Stati nazionali a lavorare per l'abolizione universale delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa e che incoraggi la pace, la compassione, il rispetto e il buon cuore. Credo che questi obiettivi possano essere raggiunti sulla base di una maggiore consapevolezza. Il mio invito è ampliare la nostra prospettiva e includere il benessere del mondo intero e delle generazioni future nella nostra visione di prosperità e libertà.