Ogni mattina, quando ascoltiamo la radio o leggiamo i quotidiani, troviamo sempre le stesse tristi notizie: violenza, crimini, guerre, disastri. Non ricordo un solo giorno in cui non sia venuto a conoscenza di qualche fatto terribile, accaduto da qualche parte nel mondo.
E’ chiaro ormai che persino in questi tempi moderni la preziosa vita umana non è al sicuro. Nessuna delle generazioni che ci ha preceduto ha sperimentato così tante cattive notizie e questa costante consapevolezza della paura e dell’ansia dovrebbero far interrogare seriamente ogni persona sensibile e compassionevole su quale direzione abbia preso il nostro mondo moderno.
E’ paradossale come i problemi più gravi si verifichino nelle società industrializzate più avanzate. La scienza e la tecnologia hanno fatto meraviglie in molti campi, ma i veri problemi dell’umanità rimangono. L’alfabetizzazione ha raggiunto livelli senza precedenti, ma questa universalizzazione dell’istruzione non sembra aver incrementato il benessere, quanto piuttosto l’agitazione e lo scontento.
Non vi sono dubbi riguardo ai miglioramenti delle nostre condizioni materiali e tecnologiche, ma in una qualche misura questo non è sufficiente perché non siamo ancora riusciti a portare pace e felicità e a sconfiggere la sofferenza.
La sola conclusione a cui possiamo giungere è che deve esserci qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel nostro progresso e nel nostro sviluppo; e se non ce ne rendiamo conto velocemente ci potrebbero essere conseguenze disastrose per il futuro dell’umanità.
Non sono affatto contrario alla scienza o alla tecnologia: esse hanno dato un immenso contributo all’umanità, al benessere materiale, alla nostra salute e a una maggiore comprensione del mondo in cui viviamo. Tuttavia, se diamo troppa enfasi a scienza e tecnologia, rischiamo di perdere di vista quegli aspetti della conoscenza e della comprensione umana che hanno come obiettivo l’onestà e l’altruismo.
Scienza e tecnologia, per quanto in grado di creare enormi benefici materiali, non possono certo rimpiazzare i valori umani, antichi e spirituali, che hanno in larga misura consentito lo sviluppo della civiltà, in tutti i suoi aspetti nazionali che oggi ben conosciamo. Nessuno può negare i vantaggi senza precedenti arrecati da scienza e tecnologia, ma i nostri problemi fondamentali rimangono: dobbiamo sempre, se non di più, affrontare la sofferenza, la paura, i conflitti. E’ quindi logico cercare di ritrovare un equilibrio tra sviluppo materiale, da una parte, e sviluppo spirituale e valori umani dall’altra. E perché questo grande cambiamento possa avvenire, dobbiamo far rivivere i nostri valori umani.
Sono certo che molte persone condividano la mia preoccupazione per la crisi morale che sta attraversando il mondo intero e che si uniranno al mio appello, rivolto a chi pratica i valori umani o una religione, a sforzarsi di rendere le nostre società più compassionevoli, giuste ed eque. Non parlo da buddhista e nemmeno da tibetano. E neppure parlo da esperto di relazioni internazionali (anche se innegabilmente spesso esprimo il mio parere su queste questioni). Parlo da semplice essere umano, da sostenitore di quei valori umani che stanno alla base non solo del Buddhismo Mahayana, ma di qualsiasi grande religione del mondo. Da questa prospettiva, desidero condividere con voi la mia personale visione che è:
1. l’umanitarismo universale è essenziale per risolvere i problemi globali
2. la compassione è il pilastro della pace
3. tutte le religioni del mondo sono già a favore della pace perché tutte sono a favore dell’umanitarismo
4. ogni individuo ha la responsabilità universale di fare in modo che le istituzioni siano al servizio dei bisogni dell’umanità
Risolvere i problemi dell’umanità trasformando il nostro atteggiamento
Dei tanti problemi che oggi ci troviamo ad affrontare, alcuni sono dovuti a calamità naturali che vanno accettate e fronteggiate con equanimità. Altri, invece, sono problemi che noi stessi abbiamo creato a causa di incomprensioni e che per questo possiamo risolvere: il conflitto tra ideologie, politiche o religiose, o le controversie che sorgono per motivi futili e che ci fanno perdere di vista quell’umanità di base che ci unisce come un’unica famiglia.
Dobbiamo sempre ricordare che le diverse religioni, ideologie e sistemi politici del mondo devono avere l’obiettivo di permettere agli esseri umani di raggiungere la felicità. Non dobbiamo dimenticarci di questo obiettivo fondamentale, né anteporvi altri scopi. La supremazia dell'umanità rispetto ai beni materiali e all’ideologia deve essere sempre preservata.
Quella che è di gran lunga il più grande rischio per l’umanità - o meglio, per tutti gli esseri viventi di questo pianeta - è la minaccia nucleare. Non c’è molto da aggiungere su questo punto, ma vorrei comunque rivolgermi a tutti i leader delle potenze nucleari, che tengono letteralmente tra le mani il futuro di questo mondo, agli scienziati e ai tecnici che continuano a progettare queste terribili armi di distruzione di massa, e in generale a tutte le persone che sono nella posizione di influenzare i propri leader: chiedo loro di usare la propria saggezza e iniziare a lavorare allo smantellamento e alla distruzione di tutte le armi nucleari. Sappiamo che nel caso di una guerra nucleare non ci sarebbero vincitori perchè non ci sarebbero sopravvissuti! Non è terrificante anche solo prendere in considerazione questa distruzione inumana e spietata? E non è del tutto logico rimuovere le possibili cause della nostra distruzione quando le conosciamo e abbiamo il tempo e i mezzi per farlo? Spesso non siamo in grado di risolvere i nostri problemi perché ne ignoriamo la causa o, se la comprendiamo, non abbiamo i mezzi adatti. Questo non è certo il caso della minaccia atomica.
Che appartengano a specie più evolute, come gli esseri umani o più semplici, come gli animali, tutti gli esseri viventi cercano innanzitutto la pace, il benessere e la sicurezza. La vita è cara tanto a un animale quanto a qualsiasi essere umano; anche l’insetto più piccolo cerca di proteggersi dai pericoli che ne minacciano l’esistenza. Esattamente come ciascuno di noi vuole vivere e non vuole morire, lo stesso vale per tutte le altre creature dell’universo, anche se la loro capacità di fare ciò è una materia completamente diversa.
Parlando in generale, vi sono due tipi di felicità e di sofferenza, quella mentale e quella fisica; delle due, credo che la sofferenza e la felicità mentali siano le più intense. Dunque, desidero mettere l’accento sull’allenamento mentale, perché può ridurre la sofferenza e permette di raggiungere uno stato di felicità più duraturo. Ho anche un’idea più generale e concreta della felicità: è una combinazione di pace interiore, sviluppo economico e, soprattutto, pace mondiale. Per raggiungere questi obiettivi penso sia necessario sviluppare un sentimento di responsabilità universale, una profonda preoccupazione per tutti, indipendentemente dalla fede, dal colore della pelle, dal genere e dalla nazionalità.
La premessa che sta a monte di quest’idea di responsabilità universale è il fatto piuttosto evidente che, in generale, i desideri degli altri sono uguali ai nostri. Ogni essere vuole la felicità e non vuole la sofferenza. Se noi, esseri umani dotati di intelligenza, non accettiamo questo fatto, ci sarà sempre più sofferenza su questo pianeta. Se adottiamo un approccio egoistico alla vita e cerchiamo continuamente di usare gli altri per il nostro tornaconto, potremo anche ricavarne dei benefici per qualche tempo, ma alla fine non raggiungeremo la nostra felicità personale e la pace nel mondo sarà irrealizzabile.
Nella ricerca della felicità, gli esseri umani hanno adottato diversi metodi, il più delle volte crudeli e ripugnanti. Comportandosi in modi ben al di sotto del loro status di umani, hanno inflitto sofferenze ad altri esseri umani e ad altri esseri viventi per il proprio tornaconto personale. Alla fine, queste azioni poco lungimiranti hanno portato sofferenza a loro stessi e agli altri. Essere nati come esseri umani è di per sé un evento raro, ed è saggio usare questa opportunità nel modo più intelligente ed efficace possibile. Dobbiamo avere la prospettiva corretta di questo processo universale affinché la felicità o la gloria di una persona o di un gruppo non vengano ricercate a discapito del prossimo.
Tutto ciò ci invita ad avere un nuovo approccio ai problemi globali. Il mondo sta diventando sempre più piccolo - e sempre più interdipendente - come risultato dei rapidi progressi tecnologici, del commercio internazionale e delle relazioni transnazionali. Dipendiamo profondamente gli uni dagli altri. Nei tempi antichi i problemi avevano dimensioni familiari e venivano naturalmente risolti a livello familiare, ma la situazione oggi è completamente cambiata. Ora siamo così interdipendenti, così interconnessi gli uni con gli altri, che senza un sentimento di responsabilità universale, un senso di fratellanza e sorellanza universali, una comprensione e la convinzione di appartenere tutti alla stessa grande famiglia umana, non possiamo sperare di superare i pericoli che mettono a repentaglio la nostra esistenza, prima ancora che la pace e la felicità.
Un problema di una nazione non può essere risolto in modo soddisfacente dalla sola nazione che lo ha; molto dipende anche dagli interessi, dall’atteggiamento, dalla cooperazione delle altre nazioni. Un approccio umanistico universale ai problemi mondiali sembra essere l’unica solida base per la pace mondiale. Che cosa significa? Cominciamo dal riconoscere, come abbiamo appena detto, che tutti gli esseri hanno a cuore la felicità e non vogliono soffrire. Così facendo, diventerebbe moralmente sbagliato e pragmaticamente stupido perseguire unicamente il proprio interesse, dimenticandosi dei sentimenti e delle aspirazioni di tutti coloro che ci circondano, membri della medesima famiglia umana. La via più saggia sarebbe tenere in considerazione il prossimo anche quando cerchiamo la nostra personale felicità. Questo atteggiamento ci condurrebbe a quello che io chiamo “interesse personale saggio” e che, mi auguro, si trasformerà in “interesse personale di compromesso” o, meglio ancora “interesse reciproco”.
Sebbene dalla crescente interdipendenza tra le nazioni ci si possa aspettare una collaborazione più solidale, è difficile raggiungere un autentico spirito di cooperazione fintanto che le persone rimangono indifferenti alla sofferenza o alla felicità degli altri. Quando la gente è motivata soprattutto da avidità e gelosia, è impossibile che viva in armonia. Un approccio spirituale potrebbe non essere la risposta a tutti i problemi politici causati dall’egoismo, ma a lungo termine contribuirò a trovare una soluzione alla fonte dei problemi che stiamo affrontando oggi.
D’altra parte, se l’umanità continuerà ad affrontare le difficoltà soltanto con espedienti temporanei, le future generazioni ne sconteranno le tremende conseguenze. La popolazione mondiale è in continua crescita, le risorse naturali sono state velocemente depredate. Guardate gli alberi, per esempio. Nessuno sa con esattezza quali effetti negativi avrà la massiccia deforestazione sul clima, sulla terra e sull’ecologia globale nel suo insieme. I nostri problemi sorgono perché la gente si concentra esclusivamente sui propri interessi individuali, a breve termine, senza pensare minimamente al resto dell’umanità. Non si pensa alla terra a lungo termine e nel suo complesso, ma se non lo facciamo ora le generazioni future potrebbero non avere speranza.
La compassione come pilastro della pace nel mondo
Secondo la psicologia buddhista, molti dei nostri problemi sono dovuti al nostro ardente desiderio e attaccamento per cose che, erroneamente, consideriamo permanenti. La ricerca degli oggetti del desiderio e dell’attaccamento implica anche l’uso dell’aggressività e della competizione, considerati mezzi efficaci. Questo processo mentale facilmente si traduce in azione, conducendo alla belligeranza come effetto inevitabile, e ciò avviene da tempo immemorabile, anche se oggi le moderne condizioni lo rendono maggiormente attualizzabile. Che cosa possiamo fare allora per disciplinare questi “veleni”, la visione distorta della realtà, l’avidità e l’aggressività? Perchè sono proprio questi tre veleni che stanno alla base di ogni problema al mondo.
Da persona che è stata educata nella tradizione buddhista Mahayana, sono convinto che l’amore e la compassione sono il tessuto morale della pace nel mondo. Lasciatemi innanzitutto spiegare che cosa intendo per compassione. Quando provate pietà o compassione per una persona molto povera, lo fate proprio perchè questa persona è povera; la vostra compassione si basa su una considerazione altruistica. L’amore per vostra moglie, per i vostri figli o per gli amici più cari si basa invece il più delle volte sull’attaccamento. E quando il vostro attaccamento cambia, anche la vostra gentilezza cambia fino addirittura a scomparire. E questo non è vero amore. Il vero amore non si basa sull’attaccamento, ma sull’altruismo. In questo caso la vostra compassione sarà la vostra risposta umana alla sofferenza finché le persone continueranno a soffrire.
E’ questo tipo di compassione che dovremmo sforzarci di coltivare in noi stessi, sviluppandola sempre di più. Una compassione imparziale, spontanea e illimitata per tutti gli esseri senzienti non è certo il genere di amore che si prova abitualmente per gli amici o la famiglia, poiché quest’ultimo è mescolato con l'ignoranza, il desiderio e l’attaccamento. Il genere di amore che dovremmo promuovere è un sentimento più vasto, in grado di abbracciare anche chi ci ha fatto del male, i nostri nemici.
Il fondamento logico della compassione è che ciascuno di noi vuole evitare la sofferenza ed essere felice. E questo a sua volta si basa sulla sensazione corretta di “1”, che determina il desiderio universale di felicità. Infatti, tutti gli esseri nascono con gli stessi desideri e dovrebbero avere lo stesso diritto di realizzarli. Se mi confronto agli altri, che sono infiniti, non posso che arrivare alla conclusione che gli altri sono più importanti perché io sono semplicemente una persona mentre loro sono moltissimi. Inoltre, la tradizione del buddhismo tibetano ci insegna a considerare tutti gli esseri senzienti come le nostre amate madri e mostrare loro gratitudine, amandoli tutti. E questo perché, secondo la teoria buddhista, siamo nati e rinati un numero incalcolabile di volte ed è quindi ragionevole pensare che ogni essere sia stato almeno una volta il nostro genitore.
In questo senso, tutti gli esseri dell’universo condividono una relazione familiare.
Che si creda o meno in una religione, non c’è nessuno che non apprezzi l’amore e la compassione. Fin dal nostro primo istante di vita, siamo oggetto dell’amore e dell’attenzione dei nostri genitori; più tardi, nel corso della nostra esistenza, dovremo affrontare le sofferenze, le malattie e la vecchiaia e di nuovo dipenderemo dalla gentilezza degli altri. Se dunque all’inizio e alla fine della nostra vita dipendiamo dalla gentilezza degli altri, perché non dovremmo comportarci in modo gentile verso di loro nel resto della nostra esistenza?
Lo sviluppo di un cuore gentile (un sentimento di vicinanza per tutti gli esseri umani) non implica quella religiosità che abitualmente associamo con le pratiche religiose tradizionali. Non è appannaggio di chi pratica una religione, ma è un dovere di tutti - indipendentemente dalla razza, dalla fede o dall'appartenenza politica - e di chiunque consideri se stesso come un membro della famiglia umana e guardi alle cose da una prospettiva più ampia e più a lungo termine. E invece spesso ce ne dimentichiamo, soprattutto nei nostri anni migliori, quando viviamo con un falso senso di sicurezza.
Quando prendiamo in considerazione una prospettiva a lungo termine, il fatto che tutti desiderino la felicità e non vogliano la sofferenza e teniamo anche a mente quanto siamo relativamente poco importanti rispetto all’infinità del nostro prossimo, possiamo solo concludere che vale la pena condividere ciò che abbiamo con gli altri. Quando vi allenate in questo genere di visione, un autentico sentimento di compassione, di rispetto e amore per gli altri, diventa possibile. La felicità individuale smette di essere uno sforzo intenzionalmente egoistico e diventa uno spontaneo, e di gran lunga migliore, effetto collaterale dell’intero processo dell’avere a cuore gli altri e mettersi al loro servizio.
Un altro risultato dello sviluppo spirituale, utilissimo nella vita di tutti i giorni, è che ci dona calma e lucidità mentale. Le nostre vite sono in un flusso costante che porta con sé anche numerose difficoltà, ma se affrontate con una mente calma e lucida possono essere risolte. Quando invece perdiamo il controllo della nostra mente, a causa dell’odio, dell’egoismo, della gelosia e della rabbia, perdiamo anche la nostra capacità di giudizio. Le nostre menti sono cieche e in quei momenti fuori controllo tutto può succedere, compresa la guerra.
La pratica della compassione e della saggezza sono di beneficio per tutti, e soprattutto per coloro che hanno l’onere di gestire gli affari nazionali e nelle cui mani sta il potere e l’opportunità di creare i presupposti per un mondo pacifico.
Le religioni del mondo e la pace
Quanto discusso fin qui è coerente con gli insegnamenti etici di tutte le religioni. Da sempre sostengo che tutte le maggiori religioni - buddhismo, cristianesimo, confucianesimo, induismo, islam, giainismo, giudaismo, fede sikh, taoismo, zoroastrismo - tutte condividano gli stessi ideali di amore, gli stessi obiettivi di essere di beneficio all’umanità grazie alla pratica spirituale, e lo stesso effetto nel trasformare i propri fedeli in esseri umani migliori. Tutte le religioni insegnano precetti morali per migliorare le funzioni della mente, del corpo e del linguaggio. Tutte insegnano di non mentire, rubare, uccidere e così via. L’obiettivo comune dei precetti morali dettati dai grandi maestri dell’umanità è l’altruismo. I grandi maestri volevano allontanare i propri seguaci dalla via delle azioni negative causate dall’ignoranza e condurli sulla via della bontà.
Tutte le religioni concordano sulla necessità di controllare la mente indisciplinata che fomenta l’egoismo ed è causa di altri guai, e tutte insegnano una via che conduce a un modo di essere pacifico, disciplinato, etico e saggio. E’ in questo senso che ritengo che tutte le religioni condividono lo stesso messaggio. E’ vero, vi sono delle differenze dogmatiche dovute al tempo, alle circostanze e alle influenze culturali: quando consideriamo esclusivamente l’aspetto metafisico delle religioni, i dibattiti filosofici possono durare all’infinito. Tuttavia ritengo molto più proficuo cercare di mettere in pratica nella vita di tutti i giorni i principi condivisi di bontà insegnati da qualsiasi religione, piuttosto che concentrarsi sulle differenze.
Così come esistono cure specifiche per specifiche malattie, allo stesso modo vi sono tante diverse religioni in grado di dare conforto e felicità all’umanità. E questo perché ogni religione si sforza alla sua maniera di aiutare gli esseri viventi a evitare la disperazione e a trovare la felicità. Anche se possiamo avere delle preferenze riguardo all’interpretazione delle verità di fede, sono maggiori i motivi di unità che hanno origine nel cuore. Ogni religione si impegna ad alleviare le sofferenze e a contribuire allo sviluppo della civiltà. La conversione non è il punto essenziale. Infatti io non ho mai avuto l’intenzione di convertire nessuno al buddhismo né promuovere in qualsiasi modo la mia religione. Piuttosto, cerco di pensare a come, da buddhista, posso contribuire al benessere dell’umanità.
Sottolineo le similitudini fondamentali delle varie religioni, ma non ne promuovo una in particolare a discapito delle altre, né cerco una “nuova religione mondiale”. Tutte le diverse religioni sono ugualmente utili ad arricchire l’esperienza umana e la civiltà.
Le nostre menti umane, essendo tra loro differenti per disposizioni e orientamenti, hanno bisogno di differenti approcci alla pace e alla felicità. E’ come il cibo. Alcune persone trovano il Cristianesimo più di loro “gusto”, altri preferiscono il Buddhismo perché non implica l’esistenza di un creatore e mette grande enfasi alla responsabilità individuale. Possiamo esprimere analoghe considerazioni anche per altre religioni. Così, un punto è chiaro: l’umanità ha bisogno di tutte le religioni del mondo poiché si adattano ai diversi stili di vita, alle necessità spirituali e si inseriscono nelle tradizioni nazionali degli individui.
E’ da questa prospettiva che accolgo sempre volentieri gli sforzi fatti in varie parti del mondo per una maggiore comprensione tra le religioni. Il dialogo interreligioso oggi è particolarmente urgente. Se ciascuna religione mettesse al primo posto l’impegno nel rendere migliore l'umanità, tutte potrebbero agevolmente collaborare in modo armonioso e per la pace nel mondo. Tuttavia, anche se questo è un passo importante, dobbiamo ricordarci che non esistono soluzioni semplici e veloci. Non possiamo negare le differenze dottrinali che esistono tra le varie fedi, né possiamo auspicare di sostituire le religioni esistenti con un credo universale. Ogni religione dà il proprio contributo distintivo e ciascuna è adatta per un particolare gruppo di persone poiché ne comprende la natura. Il mondo ha bisogno di tutte le religioni.
Vi sono due sfide principali che i praticanti delle religioni si trovano ad affrontare, se hanno a cuore la pace nel mondo.
La prima: promuovere una migliore comprensione reciproca tra le diverse fedi, per arrivare a una base comune condivisa e che le unifichi tutte. Questo obiettivo può essere raggiunto in parte attraverso il rispetto reciproco. in parte sottolineando la comune preoccupazione per il benessere dell’umanità.
La seconda: dobbiamo trovare un consenso sui valori spirituali di base che toccano il cuore di ogni essere umano e incrementano la felicità umana generale. Ciò significa che dobbiamo enfatizzare il comune denominatore di tutte le fedi: gli ideali umanitari.
Questi due passi ci permetteranno di agire a livello sia individuale sia collettivo per creare le condizioni spirituali necessarie per la pace nel mondo.
Noi praticanti delle diverse fedi possiamo lavorare insieme per la pace nel mondo quando consideriamo le diverse religioni essenzialmente come strumenti per sviluppare buon cuore, amore e rispetto per gli altri e un autentico senso di comunità. La cosa più importante è guardare all'obiettivo, non ai dettagli teologici o metafisici, che possono condurre a mero intellettualismo. Sono convinto che tutte le maggiori religioni del mondo possano contribuire alla pace e lavorare insieme per il beneficio dell’umanità, a patto che mettano da parte le sottili differenze metafisiche che rappresentano, invece, questioni interne a ciascuna religione.
Nonostante la progressiva secolarizzazione provocata dalla modernizzazione e nonostante i sistematici tentativi, in alcune zone del mondo, di distruggere i valori spirituali, la stragrande maggioranza dell’umanità continua ad aver fede in una religione o in un’altra. L’imperitura fede nella religione, evidente anche sotto i regimi politici più contrari, dimostra chiaramente quale sia il potere della fede. Questa energia e questo potere spirituali possono essere efficacemente utilizzati per promuovere le condizioni necessarie per la pace nel mondo. I leader religiosi e umanitari, ovunque nel mondo, hanno un ruolo speciale da giocare in questo ambito.
Che la pace nel mondo sia raggiungibile o meno, non abbiamo altra scelta che impegnarci tutti insieme affinché ciò possa accadere. Se le nostre menti sono dominate dalla rabbia, sprecheremo la parte migliore dell’intelligenza umana: la saggezza, la capacità di discriminare tra ciò che è bene e ciò che è male. La rabbia è oggi uno dei problemi più urgenti che il mondo moderno deve affrontare.
Il potere dell’individuo di condizionare le istituzioni
La rabbia gioca un ruolo non da poco nei conflitti contemporanei, come quelli in Medio Oriente, nel Sud Est Asiatico e tra Nord e Sud del mondo. Questi problemi nascono dal non aver compreso la nostra reciproca umanità. La soluzione non è certo lo sviluppo e l’utilizzo di forze armate sempre più potenti, né una gara agli armamenti. E neppure vi può essere una soluzione puramente politica o tecnologica. Di fatto la soluzione è di natura spirituale: ciò di cui abbiamo bisogno è una comprensione empatica della nostra condizione umana condivisa. Guerra e violenza non portano felicità a nessuno, neppure a chi vince una battaglia. La violenza produce solo miseria e quindi è solo controproducente. E’ giunto dunque il tempo per i leader mondiali di imparare a trascendere le differenze di razza, cultura e ideologia e guardarsi faccia a faccia con estrema onestà, prendendo atto della situazione in cui ci troviamo. Un simile comportamento sarebbe di beneficio per tutti: individui, comunità, nazioni e il mondo nella sua totalità.
La maggior parti delle tensioni attuali sembrano sorgere dalla contrapposizione tra “Blocco Occidentale” e “Blocco Orientale” in essere fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Ciascun blocco vede l’altro in modo completamente negativo. Questa irragionevole contrapposizione è dovuta alla completa mancanza di rispetto reciproco e affetto come membri della stessa famiglia umana. Chi appartiene al blocco orientale dovrebbe ridurre il suo odio nei riguardi degli occidentali, perché anche gli occidentali sono esseri umani, uomini, donne, bambini. Allo stesso modo, gli occidentali, proprio perché anche gli orientali sono esseri umani, dovrebbero diminuire la propria avversione nei loro confronti. Con questa riduzione di odio reciproco, i leader di entrambi i blocchi avrebbero un ruolo davvero potente da svolgere. Ma prima e innanzitutto, sono proprio i leader che dovrebbero riconoscere la propria e l'altrui umanità. Senza questa realizzazione abbastanza elementare, ben poco sarà possibile.
Se per esempio il leader degli Stati Uniti d'America e il leader dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si ritrovassero improvvisamente su un’isola deserta, sono sicuro che si comporterebbero reciprocamente e spontaneamente da amici. Ma un muro di mutuo sospetto e incomprensioni li separa, perché vengono identificati come il Presidente degli Usa e il Segretario generale dell'URSS. Più contatti umani, incontri informali, senza agenda incrementerebbero la comprensione reciproca; imparerebbero a relazionarsi l’uno con l’altro e potrebbero tentare di affrontare i problemi internazionali sulla base di questa reciproca comprensione. Nessuna delle due parti, soprattutto quella che ha una lunga storia di antagonismo, possono negoziare in modo proficuo in un'atmosfera di sospetto e odio reciproco.
Suggerisco che i leader mondiali si riuniscano almeno una volta all’anno, in un luogo meraviglioso e senza alcun impegno, al solo scopo di incontrarsi e conoscersi come esseri umani. Successivamente potranno incontrarsi di nuovo per discutere i problemi che hanno tra loro e quelli di portata globale. Sono convinto che in molti condividono questo mio desiderio di vedere i leader mondiali attorno a un tavolo in un’atmosfera di reciproco rispetto e con la consapevolezza dell’umanità di ciascuno.
Per migliorare le relazioni interpersonali in senso lato, vorrei vedere anche un maggior impulso al turismo internazionale. Anche i media, specialmente quelli delle società democratiche, possono offrire un contributo significativo alla pace nel mondo dando particolare risalto a quegli aspetti che mettono in luce la nostra umanità condivisa. Con l’emergere di pochi grandi poteri nell’arena internazionale, il ruolo umanitario delle organizzazioni internazionali è stato superato e trascurato. Spero che questa cosa si sistemerà e che tutte le organizzazioni internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, tornino ad essere maggiormente attive ed efficaci nel garantire il massimo beneficio per l’umanità e promuovere l’armonia internazionale. Sarebbe veramente tragico se pochi potenti soggetti continuassero a fare un uso improprio di entità come le Nazioni Unite per interessi di parte.
Le Nazioni Unite devono diventare lo strumento per la pace nel mondo. Devono essere rispettate da tutti, poiché rappresentano l’unico motivo di speranza per le nazioni più piccole ed oppresse e dunque per il pianeta nella sua totalità.
Dal momento che tutte le nazioni dipendono economicamente dalle altre, come mai prima d'ora, la comprensione umana deve andare oltre i confini nazionali e abbracciare la comunità internazionale nel suo insieme. Finché non saremo in grado di creare un’atmosfera di genuina collaborazione, conquistata non con le minacce o l’attuale uso della forza, ma con una comprensione che viene dal cuore, i problemi del mondo non faranno che aggravarsi.
Se alle persone che vivono nei Paesi più poveri viene sistematicamente negata la felicità a cui aspirano e di cui hanno diritto, saranno sempre più scontente e creeranno problemi ai Paesi ricchi. Se istituzioni sociali, politiche e culturali non volute continueranno ad essere imposte a persone che non le desiderano, la pace nel mondo sarà sempre in dubbio. Tuttavia, se siamo in grado di soddisfare le persone in modo sincero, sicuramente avremo la pace.
All’interno di ogni nazione, a ogni individuo dovrebbe essere garantito il diritto alla felicità, e tra le nazioni dovrebbe esserci una uguale preoccupazione per il benessere anche del più piccolo stato. Non sto insinuando che un sistema sia migliore di un altro e che quindi tutti dovremmo adottarlo. Al contrario, una varietà di sistemi politici e di ideologie è auspicabile e si accorda con la varietà delle disposizioni della comunità umana. Questa varietà incrementa l’incessante ricerca umana della felicità. Così, ogni comunità dovrebbe essere libera di evolversi nel suo sistema politico e socio-economico, basandosi sul principio dell’autodeterminazione.
Il traguardo della giustizia, dell’armonia e della pace dipende da numerosi fattori. Dobbiamo pensarci in termini di benefici umani a lungo termine, non a breve termine. Mi è molto chiara l’enormità della sfida che abbiamo dinnanzi, ma non vedo altre alternative a ciò che sto proponendo e che si basa sulla nostra comune umanità. Le nazioni non hanno altra scelta se non avere a cuore il benessere delle altre, e non tanto perché credono nell’umanità, ma perché è di interesse reciproco a lungo termine. Un apprezzamento di questa nuova realtà è indicato dall’emergere di organizzazioni economiche regionali o continentali, come l’Unione Europea, l’Associazione delle Nazioni del Sud est asiatico e così via. Mi auguro che si creeranno molte più organizzazioni transnazionali, soprattutto in regioni in cui lo sviluppo economico e la stabilità politica faticano a svilupparsi.
Alle attuali condizioni, c’è veramente un bisogno di crescente di un sentimento di comprensione umana e di responsabilità universale. Dobbiamo coltivare un cuore gentile e altruista, perché senza di esso non saremo in grado né di conquistare la felicità universale e neppure una pace duratura. Non si crea la pace su pezzi di carta. Mentre difendiamo la responsabilità universale e la fratellanza, l’umanità continua ad essere organizzata in entità separate sotto forma di società nazionali. Così, realisticamente, penso che siano proprio queste società a dover agire come costruttori di pace. In passato ci sono stati tentativi di creare società più eque e giuste. Sono state fondate istituzioni con il nobile scopo di combattere le forze antisociali. Sfortunatamente, questi tentativi sono stati corrotti dall’egoismo. Mai come prima, oggi assistiamo allo spettacolo dell’etica e dei nobili principi messi da parte degli interessi privati, specialmente nella sfera politica. C’è una scuola di pensiero che suggerisce di tenerci distanti dalla politica visto che quest’ultima è diventata sinonimo di immoralità. Una politica svuotata dell’etica non è di alcun beneficio per l’umanità, e una vita senza moralità riduce gli esseri umani al livello delle bestie.
Tuttavia la politica non è assiomaticamente “sporca”. Sono i mezzi della attuale cultura politica che si sono allontanati dagli ideali più alti e dai concetti più nobili ispirati al benessere dell’umanità. Le persone con una vita spirituale sono preoccupate per l’ingerenza dei leader religiosi nella vita politica perché giustamente temono una contaminazione tra la religione e la politica “sporca”.
Non condivido il luogo comune che religione ed etica non debbano avere un posto in politica e che le persone religiose debbano confinarsi come eremiti. Questa visione è troppo di parte e non tiene conto della relazione che ogni individuo ha con la società e il ruolo che la religione nella loro vita. L’etica è cruciale tanto per chi fa politica quanto per chi segue una religione. Non si possono che avere tragiche conseguenze quando i politici e coloro che dettano le regole dimenticano i principi morali.
Che si creda in Dio o nel Karma, l’etica è il fondamento di ogni religione.
Qualità umane come la moralità, la compassione, il decoro, la saggezza e così via sono state alla base di ogni civiltà. Queste qualità vanno sviluppate e sostenute attraverso un’educazione alla morale sistematica, in un contesto sociale favorevole, in modo che possa emergere un mondo più umano. Le qualità necessarie a questo mondo vanno insegnate fin dall’infanzia. Non possiamo aspettare la prossima generazione per mettere in atto questi cambiamenti; questa generazione deve sforzarsi di ridare vigore ai valori umani fondamentali. Se c’è una speranza è nelle generazioni future, a patto che noi per primi inneschiamo grandi cambiamenti su scala mondiale nel nostro attuale sistema educativo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione nel nostro modo di impegnarci e praticare i valori umani universali.
Non bastano clamorosi appelli a fermare il degrado morale; è necessario agire. Dal momento che i governi contemporanei non si vogliono fare carico di queste responsabilità “religiose”, i leader umanitari e religiosi devono rendere più forti le organizzazioni civili, sociali, culturali, educative e religiose e ridare vigore ai valori umani e spirituali. E dove è necessario, dobbiamo creare nuove organizzazioni che contribuiscano a raggiungere questi obiettivi. Solo così facendo possiamo sperare di porre solide basi per la pace nel mondo.
Vivendo in società, dovremmo condividere le sofferenze dei nostri concittadini e praticare compassione e tolleranza, non soltanto verso coloro che amiamo, ma anche verso i nostri nemici. Questo è il vero banco di prova della nostra forza morale. Dobbiamo essere di esempio con la nostra pratica, perchè è impossibile convincere gli altri del valore di una religione soltanto a parole. Dobbiamo vivere con quegli stessi standard elevati di integrità e spirito di sacrificio che richiediamo agli altri. L’obiettivo ultimo di qualsiasi religione è essere al servizio e di beneficio all’umanità. Per questo motivo mi auguro che la religione venga sempre usata per creare felicità e pace in tutti gli esseri, e non per fare proselitismo.
Le religioni non conoscono confini geografici Una religione può essere adottata da chiunque ne tragga beneficio. Ciò che conta è trovare una fede che si adatti alla nostra personalità. Abbracciare un credo non implica necessariamente respingere le altre fedi o i loro praticanti. Chi pratica una fede non dovrebbe isolarsi dalla propria comunità, ma dovrebbe continuare a vivere al suo interno, in armonia con tutte le altre persone. Allontanadoci dalla nostra comunità, non è possibile essere di beneficio agli altri, mentre aiutare il prossimo è lo scopo principale di qualsiasi religione.
A questo proposito vi sono due cose importanti da tenere a mente: l’esame di coscienza e l’autodisciplina. Dobbiamo costantemente verificare qual è il nostro atteggiamento riguardo al prossimo, esaminandoci con grande attenzione e correggendoci immediatamente quando ci rendiamo conto di essere nel torto.
Vorrei spendere ancora qualche parola riguardo al progresso materiale. Ho sentito una marea di critiche riguardo al progresso materiale da parte degli Occidentali eppure, paradossalmente, è proprio il progresso che è stato il loro punto d’orgoglio.
Non ci vedo niente di male nel progresso materiale in sé, a condizione che la precedenza venga sempre accordata agli esseri umani. E’ mia ferma convinzione che per risolvere i problemi dell’umanità in tutte le loro sfaccettature, dobbiamo riuscire a combinare ed armonizzare lo sviluppo economico e la crescita spirituale.
Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere i limiti del progresso. Nonostante la conoscenza materiale - sotto forma di scienza e tecnologia - abbiano enormemente contribuito al benessere dell’umanità, esse però non sono state capaci di creare una felicità duratura. In America, per esempio, dove lo sviluppo tecnologico è probabilmente più avanzato che in qualsiasi altra parte del mondo, c’è ancora tantissima sofferenza mentale. E questo perché la conoscenza materiale può creare un tipo di felicità che dipende esclusivamente dalle condizioni fisiche, mentre non può garantire la felicità che sorge dallo sviluppo interiore, indipendentemente da fattori esterni.
Per far rifiorire i valori umani e raggiungere una felicità duratura, dobbiamo guardare alla nostra comune eredità umana, ovunque nel mondo. Possa questo saggio rappresentare un urgente memento affinché non ci dimentichiamo più dei valori umani che ci uniscono come un’unica famiglia su questo pianeta.
Ho scritto le righe che seguono
per esprimere i miei sentimenti costanti
Ogni volta che incontro uno “straniero”
ho sempre la stessa sensazione:
“sto incontrando un altro membro della famiglia umana”.
Questo atteggiamento
ha reso sempre più profondo
il mio rispetto e il mio affetto
per tutti gli esseri umani.
Possa questo desiderio spontaneo
rappresentare il mio piccolo contributo alla pace nel mondo.
Prego perché su questo pianeta la famiglia umana sia sempre più comprensiva e altruista.
Questo è il mio appello, dal profondo del mio cuore, a tutti coloro che non desiderano la sofferenza e cercano una felicità duratura.