Leh, Ladakh, India - Stamattina Sua Santità il Dalai Lama ha fatto visita all’Eliezer Joldan Memorial (EJM) College, l’università pubblica di Leh, dove è stato accolto dal rettore Deskyong Namgyal e e dove più di 1500 studenti e staff lo stavano aspettando.
Dopo che gli studenti hanno intonato una canzone che inizia con il rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha e prosegue con le lodi di Sua Santità, il Preside ha formalmente accolto il Dalai Lama per la sua prima visita all'EJM. Ha spiegato che l’Università è stata istituita nel 1994 e offre corsi di laurea in scienze, arti e commercio. Nel 2004, il governo del Jammu e Kashmir ha deciso di intitolare l’ateneo a Eliezer Joldan, di origine cristiana, poiché è stato il primo laureato ad insegnare nel Ladakh. Otsal Wangdu ha detto a Sua Santità quanto fossero onorati gli studenti e il personale della sua presenza e ha sottolineato l’impegno dell’Università a combinare l'istruzione moderna con l'antica saggezza indiana.
Sua Santità ha poi salutato i suoi stimati fratelli e sorelle maggiori e ha sorriso agli studenti, chiamandoli i suoi speciali fratelli e sorelle minori.
"La cosa più importante che dobbiamo ricordare è che i 7 miliardi di individui che vivono oggi sono tutti uguali nell'essere umani. Siamo mentalmente, fisicamente ed emotivamente gli stessi. Sottolineo questo per contrastare il fatto che spesso diamo troppa enfasi a differenze del tutto secondarie come la nazionalità, la fede religiosa, la razza e così via. Oggi, nel XXI secolo, dovremmo impegnarci a fare di questo pianeta un mondo più felice e pacifico. Abbiamo creato molti dei problemi che abbiamo di fronte perchè troppo spesso discriminiamo tra "noi" e "loro".
"Dobbiamo riflettere più a fondo su questo punto. Abbiamo tutti lo stesso desiderio di vivere una vita felice; così ovunque io vada consiglio alle persone di ricordare che l’umanità è una sola. Gli scienziati ci dicono che hanno le prove che dimostrano che la natura umana è essenzialmente compassionevole. Siamo animali sociali, dipendiamo dagli altri, così come il Ladakh dipende dallo Jammu e Kashmir e quest’ultimo dipende dall'India, mentre l'India dipende dai suoi vicini. E' una realtà che dobbiamo accettare. Noi tibetani preghiamo per il benessere di tutti gli esseri senzienti, ma in realtà prestiamo attenzione solo al nostro piccolo angolo di mondo. Dobbiamo sviluppare un atteggiamento più realistico”.
"Gli esseri umani hanno un cervello e un'intelligenza notevoli che ci permettono di anticipare e pianificare il futuro. Abbiamo il linguaggio, che ci consente di comunicare e abbiamo un'istruzione. In passato, l'istruzione una prerogativa delle istituzioni religiose. Nell'India antica le pratiche per lo sviluppo di shamatha e vipashyana hanno permesso una profonda comprensione del funzionamento della mente e dei modi per affrontare le nostre emozioni”.
"Oggi, proprio come insegniamo l'igiene fisica per proteggere la nostra salute, abbiamo bisogno di una qualche forma di igiene emotiva, che comprenda una guida per affrontare le nostre emozioni distruttive, in modo da poter essere sani anche mentalmente. Tuttavia, se ci chiediamo se l'istruzione moderna sia il mezzo adeguato per garantire che gli individui, le famiglie e le comunità siano felici, la risposta è dubbia. Ciò che è necessario è un approccio più olistico, che bilanci l'orientamento dell'educazione moderna agli obiettivi materiali, con una maggiore attenzione ai valori interiori.
"A causa dell'urgente necessità di educare la nostra mente, mi sono impegnato a cercare di far rivivere le antiche conoscenze indiane, non da un punto di vista religioso, ma in un contesto accademico. Credo che i Ladakhi possano contribuire a raggiungere questo scopo, non per attaccamento alle nostre antichissime tradizioni, ma perché il mondo intero ne ha veramente bisogno. Ora, mi piacerebbe sentire le vostre domande e le vostre considerazioni".
Gli studenti e i docenti che volevano rivolgere a Sua Santità una domanda si sono alzati in piedi e hanno ricevuto un microfono. Rispondendo a una domanda sulla necessità di una formazione sociale ed emotiva, Sua Santità ha risposto che i problemi a livello individuale, familiare e nazionale sono legati alle emozioni e che se si sviluppa la pace della mente, è possibile non essere turbati, qualunque cosa accada.
"A 16 anni ho perso la libertà, a 24 ho perso la mia patria e poi diverse centinaia di migliaia di tibetani hanno perso la vita. Nonostante tutto questo, grazie alla mia formazione nella Tradizione del Nalanda, ho potuto mantenere la mia serenità, non tanto grazie alla pratica religiosa, quanto in modo pragmatico".
Alla domanda su come sviluppare la saggezza, Sua Santità ha sottolineato la necessità di essere scettici, di domandarsi sempre il perché e il modo in cui le cose avvengono. La conoscenza e la comprensione sono essenziali. Pregare non è sufficiente. Un altro studente ha voluto sapere come è possibile coltivare la meditazione nel contesto di una vita frenetica. Sua Santità ha detto che è nei momenti più complessi che si può applicare la meditazione analitica, per capire che cosa sta succedendo, così come la pazienza viene messa alla prova solo in risposta a situazioni che altrimenti farebbero arrabbiare.
Quando un giovane ha osservato che gli esseri umani sono una minaccia per la sopravvivenza di altre specie e ha chiesto un’opinione al Dalai Lama, Sua Santità ha convenuto che gli esseri umani, nonostante la loro meravigliosa intelligenza possono anche essere incredibilmente distruttivi. Ha paragonato questo comportamento a quello di predatori come leoni e tigri, dicendo di essere rimasto sorpreso, visitando lo zoo di Hyderabad, nel vedere una tigre nello stesso grande recinto con un gruppo di cervi, al punto di chiedere al suo accompagnatore se i cervi non fossero in pericolo. Finché la tigre è ben nutrita, gli hanno spiegato, non ha motivo di attaccare. Sua Santità ha poi aggiunto che gli esseri umani tendono a sfruttare eccessivamente le risorse naturali e gli animali. Una contromisura potrebbe essere quella di coltivare un rispetto più inclusivo per tutte le forme di vita.
Un'altra studentessa voleva che Sua Santità le dicesse come rimanere compassionevoli anche di fronte a qualcuno che ci fa arrabbiare. Il Dalai Lama ha raccomandato di esaminare se la rabbia ha un qualche valore. Fa parte della mente e a in passato può anche avere avuto una funzione protettiva, correlata alla sopravvivenza. Tuttavia da arrabbiati la nostra capacità di decidere è offuscata.
Sotto il controllo della rabbia, facciamo e diciamo cose che poi rimpiangiamo. Gli scienziati sostengono che la rabbia, la paura e l'odio minano il nostro sistema immunitario, mentre uno stato d'animo compassionevole e pacifico è di beneficio anche per la nostra salute. La rabbia è una risposta impulsiva, la compassione e la gentilezza amorevole si fondano sulla ragione. Ci danno fiducia, forza interiore e determinazione.
Un'indagine sul grado di soddisfazione ha rivelato che lo sviluppo materiale è sì necessario, ma deve essere bilanciato dalla tranquillità. Un indicatore della crescente mancanza di soddisfazione è l’incremento del tasso di suicidi di cui il Dalai Lama ha sentito parlare nel Ladakh. Il Giappone, un altro paese buddhista, è un paese molto sviluppato, eppure anche lì tasso di suicidi è elevato.
"Dobbiamo chiederci cos'è la felicità", ha detto Sua Santità. "La felicità, come la compassione, dipende dalla mente. Pertanto, un'educazione più olistica dovrebbe concentrarsi più sulla coscienza mentale e meno sul piacere sensoriale. Per capire come raggiungere la felicità sarebbe utile avere una migliore comprensione del ruolo della mente e della coscienza mentale”.
"Possiamo anche riflettere non solo su come la rabbia, la paura e la diffidenza distruggono la nostra pace mentale, ma anche su come la pace della mente ci dia la fiducia necessaria per agire sempre con onestà e sincerità. Siamo animali sociali e abbiamo bisogno di amici. Facciamo amicizia sulla base della fiducia e la fiducia nasce quando ci preoccupiamo anche per le esigenze del nostro prossimo".
Al Dalai Lama è poi stato chiesto se siano più utili le pratiche che permettono di sviluppare la calma della mente oppure quelle per raggiungere una visione profonda. Sua Santità ha risposto di aver trovato la meditazione analitica più utile; tuttavia, per poter fare una meditazione analitica in modo efficace è necessario essere in grado di concentrare la mente sull'oggetto che si sta esaminando, senza essere distratti da qualche stimolo sensoriale. Ha suggerito agli studenti di recitare la lode a Manjushri e il suo mantra 21 volte e di rimanere in meditazione silenziosa per qualche tempo prima di intraprendere qualsiasi analisi desiderino affrontare.
L’ultima domanda chiedeva come rimanere impassibili quando si viene provocati.
"E' sempre meglio rispondere senza rabbia. Pensateci, perdere le staffe e replicare essendo totalmente fuori controllo non aiuta".
Sua Santità ha ringraziato i ragazzi per le loro domande e ha detto che gli sarebbe piaciuto potersi trattenere con loro più a lungo. Prima di lasciare la sala, ha posato per le fotografie con gli insegnanti e il personale e poi con gli studenti.
Dal Collegio EJM il Dalai Lama ha fatto ritorno a Choglamsar per poi proseguire verso il villaggio di Chushot Yokma e la moschea Imam Barga, dove è stato accolto per il pranzo. Sua Santità si è unito ai suoi ospiti per una breve preghiera all'ingresso della moschea, dopo di che tutti hanno preso posto.
"Siamo grati a Sua Santità per aver accettato il nostro invito a pranzare qui all'Imam Barga, che si trova alle spalle di Shewatsel Phodrang" ha dichiarato un rappresentante della comunità islamica. "Vi diamo il benvenuto a nome dei musulmani del Ladakh. E' un onore averla qui per guidarci con le sue parole di saggezza. Parlate sempre di pace, amore e compassione, qualità comuni a tutte le tradizioni religiose; il vostro messaggio significa molto per noi. Noi, a nostra volta, speriamo di poter convocare una conferenza dei musulmani a Delhi per quest'inverno. Preghiamo per la vostra lunga vita".
"Cari fratelli e sorelle" ha detto Sua Santità "che ci piaccia o no, noi esseri umani dobbiamo vivere gli uni con gli altri su questo pianeta. Nel Ladakh, volenti o nolenti, i musulmani devono vivere con i loro fratelli e sorelle buddhisti, e i buddhisti devono vivere con i loro fratelli e sorelle musulmani. Molti dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi sorgono perché attribuiamo troppa importanza ai ristretti interessi nazionali, all'appartenenza religiosa e così via”.
"Tra i musulmani, i sunniti e gli sciiti pregano lo stesso Allah, ma litigano tra loro. I buddhisti rendono omaggio allo stesso Buddha, ma a volte sono settari. Ammiro davvero lo spirito dell'Unione Europea, i cui membri hanno anteposto l'interesse comune alle mere preoccupazioni nazionali. Non capisco la decisione britannica di andarsene. E' giunto il momento di prestare la massima attenzione ai nostri interessi comuni. Il Tibet era uno Stato indipendente, ma ora noi e la Cina possiamo aiutarci a vicenda”.
"L'armonia interreligiosa è fiorente qui in India. Come buddhista cerco di promuovere una simile armonia ovunque io vada. Credo che i musulmani indiani abbiano la responsabilità nei confronti dei loro fratelli e sorelle nel mondo arabo e in Afghanistan, di promuovere l'armonia religiosa, soprattutto quando si tratta del conflitto tra sunniti e sciiti. È tempo per i leader religiosi indiani nel loro insieme di essere più attivi nella condivisione della loro esperienza: è possibile per le diverse tradizioni religiose vivere pacificamente fianco a fianco e nel reciproco rispetto”.
"Non vedo l'ora di saperne di più sui vostri piani per una conferenza dei leader musulmani questo inverno. Spero che possiate invitare anche rappresentanti di altri paesi. Ma in questo momento non vedo l'ora di mangiare con voi".
Sua Santità ha ricevuto un vassoio con il suo pranzo, mentre tutti gli altri hanno fatto la fila su entrambi i lati della moschea per servirsi da un delizioso buffet per poi tornare ai loro posti, seduti sul pavimento, per mangiare. Terminato anche il pranzo Sua Santità ha fatto ritorno allo Shewatsel Phodrang.