Thekchen Chöling, Dharamsala - Dopo aver raggiunto il Tsuglaglagkhang e aver salutato i presenti, questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha reso omaggio alle immagini del Buddha, di Avalokiteshvara e dei Tre Re Religiosi del Tibet prima di prendere posto sul trono. Il canto del "Sutra del cuore" in cinese ha seguito la recitazione del Mangala Sutta in Pali.
"Anni fa a Singapore" ha esordito Sua Santità, "ho partecipato a una cerimonia in cui alcuni monaci anziani recitavano il "Sutra del cuore" in cinese. Ero molto commosso al pensiero di come gli insegnamenti del Buddha si fossero diffusi anche in Cina e e ho pensato che avrei fatto tutto il possibile per contribuire a far rivivere quella tradizione”.
"Più recentemente, ho incontrato a Delhi molti monaci buddhisti provenienti da diversi paesi. Dopo aver dichiarato che non amo le formalità e che preferisco essere aperto e diretto, ho detto loro che a volte mi chiedo se la religione sia ancora attuale nel mondo contemporaneo. La mia sensazione è che lo sia, perché tutte le tradizioni religiose promuovono la compassione, una qualità di cui tutti noi continuiamo ad avere bisogno”.
"Come gli animali, noi esseri umani abbiamo una coscienza sensoriale, ma abbiamo anche una meravigliosa intelligenza, sulla base della quale possiamo raggiungere la felicità. La maggior parte delle persone, tuttavia, sottovaluta il potenziale della propria mente e cerca la felicità nelle gratificazioni dei sensi. Se la mente è disturbata, i piaceri sensoriali non la metteranno di certo a proprio agio, ma se la mente è in pace, tutto ciò che accade all’esterno sarà molto meno sconvolgente. Dobbiamo usare al massimo la nostra intelligenza”.
"Coltivare la concentrazione e l'intuizione che conducono alla saggezza fa parte dell'antica tradizione indiana. Altre tradizioni religiose raccomandano l'autodisciplina, la tolleranza e così via, ma il Buddhismo consiglia specificamente di applicare la nostra intelligenza per trasformare la nostra mente. Tutti noi abbiamo l'opportunità di usare la nostra intelligenza per raggiungere la felicità piuttosto che per creare problemi”.
"La meditazione ha avuto un ruolo chiave nell'antica psicologia indiana. Ci sono stati praticanti spirituali che ritenevano un problema il regno del desiderio, con i suoi dolori e piaceri, mentre le forme più rarefatte di esistenza e i regni senza forma a cui si accedeva attraverso l'assorbimento meditativo erano considerati pacifici e attraenti. Il Buddha invece giudicava anche il regno della forma e quello senza forma problematici quanto il regno del desiderio, perché gli esseri al loro interno erano ancora soggetti all'ignoranza. Comprese che l’unico rimedio era realizzare la vacuità del sé e dei fenomeni e che quando l'ignoranza è superata, cessano anche tutte le afflizioni mentali".
Sua Santità ha fatto notare che ci sono meditazioni specifiche per contrastare specifiche afflizioni mentali - la meditazione su ciò che è ripugnante, per esempio, è un antidoto all'attaccamento - ma che l'antidoto a tutte le afflizioni mentali è la realizzazione dell’assenza del sé. Ha citato le strofe dalla 224 alla 226 del sesto capitolo dell’'Ingresso nella Via di Mezzo' dove si loda la bodhicitta relativa e assoluta che Nagarjuna descrive come la fonte per l'accumulazione di merito e saggezza che, alla fine, danno origine al Corpo di Verità e al Corpo della Forma di un Buddha.
224
Attraverso la luce illuminante della saggezza,
Chiaro come un frutto di mirobalano tenuto in mano,
Il Bodhisattva realizza i tre mondi come originariamente non creati,
e attraverso la verità convenzionale procede verso la cessazione.
225
Anche se la sua mente dimora nella cessazione,
Egli genera compassione per gli esseri senzienti senza protettori.
Coloro che sono nati dalle parole del Buddha e i Realizzatori solitari
senza eccezione saranno sconfitti dalla sua saggezza.
226
E come il re dei cigni davanti agli uccelli minori si libra
dispiegando le ali della verità convenzionale e ultima,
vola con la forza del possente vento della virtù
Per conquistare la sponda lontana e suprema, le qualità del Vittorioso.
Riprendendo il testo, Sua Santità ha proseguito da dove si era fermato il giorno precedente, interrompendosi per commentare e chiarire alcuni passaggi. Quando è arrivato al termine della lettura il Dalai Lama ha esortato tutti a dedicare i meriti al fine di ottenere la visione profonda dell'illuminazione.
Prima di lasciare il tempio, Sua Santità ha annunciato che il giorno successivo avrebbe spiegato i "Tre aspetti principali del sentiero" di Je Tsongkhapa prima di dare l’iniziazione di Avalokiteshvara che libera dai regni inferiori.