New Delhi, India - Oggi, Giornata dei Diritti Umani e il XXIX anniversario dell'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Sua Santità, il Dalai Lama ha rilasciato un'intervista al premiato regista e documentarista Ramesh Sharma. Sharma sta realizzando un documentario sul messaggio di non violenza di Gandhi e sulla sua lotta non violenta per l’indipendenza dell'India. Il regista ha subito chiesto a Sua Santità che cosa rende il messaggio di Gandhi così potente.
"Gandhi ha attinto alle millenarie tradizioni indiane di ahimsa e karuna - non violenza e compassione - ha risposto Sua Santità. "Ha guidato una lotta per la libertà fondata interamente sulla non violenza, che per lui non era un segno di debolezza, ma di forza. Si è basato sulla verità e su una comprensione profonda delle emozioni umane. Nonostante la sua educazione Occidentale e la sua formazione da avvocato, quando si è trattato di combattere per l’indipendenza si è comportato come un normale indiano, riponendo la massima fiducia nelle tradizioni indiane. Ahimsa è un modo di comportarsi che nasce dalla compassione, che ne è la motivazione".
Sharma ha chiesto che efficacia potrebbe avere la non violenza nei confronti della minaccia dell'uso di armi nucleari. Sua Santità ha detto che, mentre in passato le persone vivevano in comunità più piccole e isolate, oggi siamo tutti interdipendenti. Pertanto, danneggiare gli altri significa, in ultima analisi, danneggiare noi stessi. Siamo interconnessi da un'economia globale e che non riconosce confini e dalla sfida rappresentata dai rischi del cambiamento climatico. I giorni di guerra, in cui uno solo vince e l’altro perde, sono finiti. Ecco perché il XXI secolo dovrebbe inaugurare un'era di pace.
Alla domanda se abbiamo dimenticato Gandhi e il suo messaggio, Sua Santità ha risposto di essere un grande ammiratore dello spirito dell'Unione europea, che antepone l'interesse comune alle preoccupazioni nazionali più ristrette. Ha aggiunto che anche il Tibet potrebbe rimanere nell’ambito della Repubblica popolare cinese, traendo beneficio dallo sviluppo che la Cina può fornire. D’altra parte, i tibetani sono spiritualmente ricchi e i buddhisti cinesi potrebbero beneficiare della loro conoscenza della tradizione del Nalanda. Basterebbe adottare un approccio realistico.
"Anni fa, quando una statua di Gandhi fu installata davanti al Parlamento, mi sono augurato che quel monumento avrebbe ricordato alla gente il messaggio che rappresentava: il principio della non violenza. Abbiamo bisogno di forza interiore e fiducia per diffondere l'educazione alla non violenza e ritengo che questo sia parte del mio impegno. E' per questo che desidero far rivivere l'antica saggezza indiana, in particolare per quel che riguarda lo sviluppo della pace mentale".
Nella Maurya Sheraton Convention Hall, l'Economic Times ha organizzato un incontro con i principali leader indiani, invitando Sua Santità a intervenire. Accolto calorosamente dagli organizzatori, il Dalai Lama ha ricevuto il benvenuto da Deepak Lamba, Presidente di Times Strategic Solutions, che lo ha presentato ai circa 100 manager presenti. A moderare il dibattito, il regista e attivista Mahesh Bhatt.
Nel suo discorso introduttivo, Mahesh Bhatt ha ricordato di aver incontrato Sua Santità in occasione di una premiazione in onore di Madre Teresa e di essere stato profondamente colpito dalle sue parole: "Solo chi vuole l'illuminazione per tutti è illuminato". Questo è un momento storico - ha aggiunto - in cui sono gli educatori ad aver bisogno di essere educati, ma occorre capire in che modo procedere. Poi ha citato il Buddha quando disse "Sii una luce per te stesso" e ha chiesto al Dalai Lama di riaccendere la speranza di tutti.
"Miei cari fratelli e sorelle, inizio sempre i miei discorsi in questo modo perché è davvero importante riconoscerci come fratelli e sorelle. La natura umana è essenzialmente compassionevole, eppure ci troviamo a dover affrontare numerosi problemi che noi stessi abbiamo creato".
"Abbiamo così tanto in comune: una madre ci ha dato alla luce e ci ha nutrito con amore e affetto; se qualcuno ci sorride, spontaneamente contraccambiamo quel gesto e un atteggiamento sinceramente amichevole ci fa sentire felici”.
"Mi è stata raccontata una storia. Alcune persone vanno a nuotare e una di loro all’improvviso si trova in difficoltà. Un inglese, rimasto a riva, assiste alla scena e non fa nulla, resta immobile. Quando poi gli chiedono perché non avesse prestato soccorso all’uomo che chiedeva aiuto ha risposto: “Perché non lo conoscevo”. Se, quando vediamo un volto umano, lo consideriamo come quello di un fratello o di una sorella, non abbiamo bisogno di conoscerci. Sono un monaco, quindi non possiedo gioielli, ma vedo tante persone con costosi anelli sulle dita. Nessuno di questi ornamenti però può dare il conforto che può offrire un altro essere umano che si comporta in maniera amichevole. Ecco perché inizio sempre i miei discorsi salutando il pubblico come miei fratelli e sorelle".
Mahesh Bhatt ha chiesto a Sua Santità che cosa unisce i 7 miliardi di esseri umani e il Dalai Lama ha risposto:
"Alla nascita, non abbiamo alcuna idea di nazionalità o di fede religiosa. Siamo semplicemente esseri umani che vogliono essere felici. Siamo creature sociali che hanno bisogno di vivere insieme in armonia. Una risposta affettuosa porta a un sorriso, che porta a sua volta alla fiducia che può trasformarsi in amicizia e quindi tenerci uniti. I veri amici sono quelli che continuano a restarvi accanto quando le cose sono difficili. Ho perso il mio paese, ma ho passato quasi 60 anni tra amici, qui in India. Noi tibetani ci consideriamo degli studenti degli antichi maestri indiani e quindi abbiamo una forte affinità e grande rispetto per l'India”.
"Nell'VIII secolo d.C., lo studioso Shantarakshita instaurò la tradizione buddhista del Nalanda in Tibet chiarendo fin da subito che non si trattava solo di pregare, ma di studiare testi difficili, basati sulla logica e la ragione, per almeno 20 o 30 anni. Questa conoscenza dell'antica India è meravigliosa perché ci permette di capire e gestire le nostre emozioni. Inoltre, mi ha anche preparato ad interagire con gli scienziati”.
"Cerco di far rivivere le antiche conoscenze indiane, qui in India, perché non solo ci insegnano ad affrontare le nostre emozioni, ma ci dimostrano come possiamo sviluppare la vera pace interiore. E’ da qui che nascono ahimsa e karuna. Sono convinto che in India sia possibile combinare questa saggezza millenaria con l’educazione moderna, una combinazione che - se condivisa - ci porterebbe a un mondo migliore”.
Alla domanda su come portare l’empatia nel mondo degli affari e della finanza, Sua Santità ha detto che “gli affari sono necessari per la crescita dell'economia, ma nella democrazia più popolosa del mondo è anche necessario coltivare una sincera preoccupazione per il prossimo. Il desiderio è parte integrante dell'evoluzione umana, ma il desiderio non è certo sinonimo di avidità. Sentirsi soddisfatti è utile, soprattutto quando si tratta di mantenere una mente calma e capace di gestire lo stress perché un problema che può sembrare insormontabile, da una prospettiva più ampia, appare meno complesso”.
Sua Santità ha detto dividere il mondo in 'noi' e 'loro' e trascurare lo spaventoso divario tra ricchi e poveri sono atteggiamenti che inevitabilmente conducono a dei conflitti. A Delhi e Mumbai si potrebbe ad esempio iniziare ad aiutare i bambini di strada ad avere accesso all'istruzione.
Riguardo al prossimo Dalai Lama, Sua Santità ha detto che già nel 1969 aveva chiarito che la decisione spettava al popolo tibetano e a chi è effettivamente coinvolto in questa questione.
"La sopravvivenza della tradizione buddhista non dipende certo da questa decisione. Infatti non esiste neppure una reincarnazione riconosciuta del Buddha. La preservazione degli insegnamenti è assicurata dai monaci e dalle monache che si applicano nello studio per tutta la vita”.
"Mi sono ritirato dalle mie responsabilità politiche nel 2001, quando per la prima volta la nostra leadership è stata democraticamente eletta e in fatto di democrazia, siamo molto più avanti della Cina. Come ho detto, il popolo tibetano e il popolo della regione himalayana a tempo debito decideranno se riconoscere o meno un XV Dalai Lama. Se consideriamo la storia, il I, il II e il III Dalai Lama sono stati meravigliosi; dopo il IV, il V ha dato il massimo slancio all'istituzione e diede il via alla tradizione di unificare la responsabilità degli affari temporali e spirituali. Il VI non è stato un grande Dalai Lama; il VII era umile e l’VII buono, il IX, X, XI e XII non sono vissuti molto a lungo. Il XIII è stato molto buono”.
"Il XIV Dalai Lama, nonostante i suoi predecessori abbiano avuto delle visioni, non ha avuta alcuna, ma rispetto a loro è molto più conosciuto. E questo grazie all'invasione cinese del Tibet. Se non fosse successo, sarei rimasto isolato, su un trono nel Potala".
“Se ritenete che le persone stiano approfittando del vostro amore e della vostra compassione - ha detto il Dalai Lama - è giusto prendere delle contromisure appropriate. E’ realistico. Se siete troppo accondiscendenti con i bambini alla fine li viziate e basta. Perciò dovete usare la compassione, ma con saggezza e intelligenza”.
"Le antiche pratiche indiane per lo sviluppo di una mente calma e di una visione profonda (shamatha e vipashyana) riguardano l'addestramento della mente. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno per educare la mente e, vita dopo la vita, è la luce della compassione ciò che sopravvive".
Deepak Lamba ha offerto dei doni a Sua Santità e a Mahesh Bhatt, ringraziandoli per la loro partecipazione. Dopo le abituali foto ricordo, Sua Santità ha fatto ritorno al suo albergo. Domani, si recherà a Mumbai.