Riga (Lettonia) - Una splendida giornata autunnale ha accolto l’arrivo di Sua Santità il Dalai Lama presso la Skonto Hall di Riga dove, prima di tutti, ha incontrato i rappresentanti della stampa.
“Sono felice di essere qui - ha esordito il Dalai Lama - Come esseri umani siamo tutti uguali e dunque prestare troppa attenzione a differenze che sono del tutto secondarie può condurci al conflitto e alla violenza. I nostri volti sono uguali: abbiamo due occhi, un naso e una bocca. E al di là dei nostri volti, le nostre menti ed emozioni sono uguali: tutti desideriamo la pace e la felicità, cose che la violenza impedisce completamente”.
“I cambiamenti climatici non riguardano solo alcuni paesi, hanno un impatto su tutti noi. La natura ci sta insegnando che noi esseri umani dobbiamo lavorare tutti insieme, come un’unica comunità. Per questo mi impegno a diffondere la consapevolezza della nostra uguaglianza come esseri umani. In più, dal momento che tutte le principali tradizioni religiose promuovono lo stesso messaggio di amore e compassione, mi impegno costantemente a promuovere l’armonia religiosa e il rispetto reciproco tra i diversi credo. E su questo punto, anche voi media potete essere di grande aiuto”.
La prima domanda che è stata rivolta al Dalai Lama dalla stampa riguardava i diversi conflitti attualmente in corso. “Siamo ancora agli inizi del XXI secolo e le cose stanno già cambiando” ha risposto. “Tuttavia, modi di pensare ormai vecchi e obsoleti continuano a prevalere, soprattutto nelle menti di alcuni leader. Restano attaccati alla concezione del secolo scorso che i problemi si risolvono con la forza. Questo modo di ragionare è controproducente, datato e per questo deve cambiare”.
“Ammiro molto lo spirito dell’Unione Europea: mette al primo posto il benessere dell’intera comunità e ha preservato la pace nel Vecchio Continente per decenni. Al momento opportuno, l’Unione Europea dovrebbe includere anche la Russia. Il mio sogno è vedere realizzato qualche cosa di analogo anche in Africa, Asia e America Latina”.
A Sua Santità è stato poi chiesto un ricordo di Geshe Wangyal, monaco ed erudito buddhista di origini calmucche, fondatore del primo monastero di tradizione tibetana a Washington (nel 1958) e maestro di grandi studiosi occidentali come Robert Thurman e Jeffrey Hopkins. Il Dalai Lama ha detto che quando ancora era giovane, a Lhasa vivevano oltre un centinaio di studiosi provenienti dalla Calmucchia, dalla Buriazia e da Tuva e tra di essi c’era anche Geshe Wangyal. Si è poi detto dispiaciuto di non essere stato in grado di accettare l’invito dell’ex presidente della Calmucchia all’inaugurazione del tempio che ospita le statue dei 17 Maestri del Nalanda.
Ha spiegato di essere venuto in Lettonia su pressante invito dei praticanti Russi perché per lui era impossibile andare in Russia, mentre era troppo costoso per i russi andare in India: la Lettonia era il luogo d’incontro migliore per tutti. Ha aggiunto che quando si affrontano le difficoltà quello è il momento migliore per la pratica spirituale, della pazienza e della tolleranza in special modo.
“Quando tutto va bene, non c’è bisogno di un rimedio. Ma se invece state per precipitare nella rabbia, dovete chiedervi quale utilità possa avere questa emozione e poi arrestarla immediatamente. Ho pensato al concetto buddhista di vacuità per oltre 60 anni, e in modo ancora più profondo negli ultimi 40, e questa esperienza mi ha davvero aiutato a ridurre al massimo le mie emozioni distruttive. E’ per questa ragione che dico sempre che il Buddhismo sopravviverà come risultato dello studio e della pratica”.
Terminata la conferenza stampa, Sua Santità ha raggiunto il palco della Skonto Hall, dove è stato accolto da quasi 4000 praticanti provenienti dalle repubbliche baltiche, arrivati a Riga anche affrontando un lunghissimo viaggio e con mezzi di fortuna. Le autorità Lettoni si sono dimostrate particolarmente collaborative e hanno compreso che si trattava di pellegrini giunti per ascoltare gli insegnamenti di Sua Santità.
Preso posto sul trono, circondato dal Sangha, dinanzi a un enorme dipinto raffigurante i 17 Maestri del Nalanda, Sua Santità ha ascoltato la recitazione del Sutra del Cuore in russo.
“Oggi darò insegnamenti soprattutto alle persone provenienti dalla Russia - ha esordito Sua Santità - paese che riconosce il buddhismo come una delle proprie tradizioni religiose. Calmucchi, Buriati e abitanti della Tuva non sono tradizionalmente buddhisti, ma hanno una forte e antica connessione con il Buddhismo Tibetano”.
“In occidente, dove la fede tradizionale non è il buddhismo, sono sempre prudente nel dare insegnamenti di buddhismo. In Germania e in Italia, dove sono appena stato, ho parlato soprattutto di filosofia e di psicologia. Ho un buon amico cristiano, Fratello Wayne, con il quale ho discusso delle tecniche che permettono di sviluppare la concentrazione e coltivare la compassione, ma quando si è trattato di affrontare il tema della vacuità, gli ho detto di non fare domande. Ero preoccupato del fatto che spiegandogli il modo in cui le cose esistono realmente - in modo interdipendente e come un’illusione - la sua fede in Dio sarebbe stata minacciata”.
“Che senso ha la religione nel XX secolo? Ha ancora un peso, di fronte all’immenso sviluppo tecnologico e scientifico? Oggi la gente trova sollievo dallo stress attraverso i farmaci, ma questo non li aiuterà certo a ridurre le proprie emozioni negative. Il solo modo per farlo è trasformare la propria mente. L’educazione e la religione hanno intrapreso due cammini diversi. La cura per i nostri valori interiori è stata lasciata alla religione, ma la sua influenza è in costante declino”.
“C’è dunque bisogno di un’etica secolare, e “secolare” nell’accezione indiana di rispetto senza pregiudizi per tutte le tradizioni religiose. Stiamo cercando di includere l’etica secolare nei programmi educativi; alla Emory University, ad esempio, sta per essere pubblicato un curriculum per le scuole, mentre al Tata Institute for Social Science è appena stato lanciato un master”.
“Dopo aver raggiunto l’illuminazione, avendo trascorso sei anni di severo ascetismo e impegnato in varie forme di assorbimento meditativo, il Buddha si dice abbia insegnato:
Profondo e pacifico, libero da complessità, luminosità immacolata
Ho trovato il Dharma che è come un nettare
Eppure, se dovessi insegnarlo, nessuno comprenderebbe
Dunque rimarrò qui, in silenzio, nella foresta.
“Tuttavia, a un certo punto il Buddha incontrò a Sarnath i cinque asceti con cui aveva vissuto e, su loro richiesta, insegnò le Quattro Nobili Verità. Spiegò come la consapevolezza del corpo porta alla comprensione della sofferenza; la consapevolezza delle sensazioni porta alla comprensione dell’origine della sofferenza; la consapevolezza della mente svela la comprensione della cessazione e la consapevolezza del Dharma è il sentiero. La spiegazione delle Quattro Nobili Verità e dei loro sedici aspetti è comune a tutte le tradizioni buddhiste”.
Sua Santità ha poi ricordato che il Buddha ha parlato dell’assenza di un sé individuale nel primo giro di ruota; tuttavia è solo con il secondo giro che ha rivelato che anche i cinque aggregati sono vuoti di qualsiasi esistenza intrinseca, dalla loro parte. Questa è la ragione per la quale il Sutra del Cuore afferma “La forma è vacuità e la vacuità è forma”. La vacuità non è altro che forme e le forme non sono altro che vacuità. Così spiegò le Due Verità, quella convenzionale e quella ultima. Con il terzo giro della ruota del Dharma, spiegò la natura di Buddha”.
Sua Santità ha poi citato l’affermazione riguardante gli insegnamenti del Buddha fatta da un Lama del XIX secolo come formata da una struttura generale e da insegnamenti particolari. La struttura generale è rappresentata dai Sutra, mentre i Tantra sono compresi tra gli insegnamenti speciali, adatti solo a specifici praticanti. Ciò che Sua Santità ha voluto fosse chiaro è che è estremamente difficile praticare il tantra in maniera appropriata senza un background solido della struttura generale degli insegnamenti. Gli “Stadi della meditazione” di Kamalashila e la versione breve degli “Stadi del sentiero” di Je Tzong Khapa appartengono entrambi alla struttura generale.
Dopo la venuta di Shantarakshita in Tibet, che permise la diffusione e lo studio del buddhismo nel Paese delle Nevi, egli predisse che sarebbe sorta una disputa che solo Kamalashila sarebbe stato in grado di risolvere. Di conseguenza, Kamalashila compose gli “Stadi della meditazione” su richiesta dell’Imperatore Trisong Detsen. La versione breve degli “Stadi del Sentiero” segue la struttura adottata dalla “Lampada sul sentiero” di Atisha, composta ad uso dei tibetani su richiesta di Jangchub-ö nell’XI secolo. La stessa struttura servì da esempio per molti altri testi successivi come “La trilogia” di Longchenpa o l'”Ornamento della liberazione” di Gampopa.
Nel corso degli insegnamenti, Sua Santità il Dalai Lama ha alternato la lettura dei due tesi, terminando la sessione con la definizione della natura della sofferenza che si trova negli “Stadi della meditazione” e le istruzioni per una persona dello scopo iniziale della versione breve degli “Stadi sul sentiero”. Al termine della mattinata, il Dalai Lama ha annunciato che avrebbe condotto la cerimonia per la generazione della mente del risveglio di bodhicitta all’inizio della sessione del giorno successivo.