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“L’etica della compassione e l’interdipendenza” 17 settembre 2017

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Messina, 17 settembre 2017 - Un breve viaggio separa Taormina da Messina, seconda tappa del tour italiano di Sua Santità il Dalai Lama. Renato Accorinti, primo cittadino della città, ha accolto Sua Santità al suo arrivo e lo ha accompagnato direttamente al Teatro Vittorio Emanuele, sede della conferenza pubblica.

“E’ un momento straordinario per la nostra città” ha detto il sindaco rivolgendosi al Dalai Lama “e siamo davvero felici che lei sia qui e di poter godere della sua presenza. Ognuno di noi ha la responsabilità di contribuire alla pace nel mondo. Ieri lei ha parlato di fronte alla grande platea del Teatro Antico di Taormina: le sue parole devono diventare oggetto di riflessione. Il mio obiettivo era quello di farla venire a Messina a parlare con noi”.

Sua Santità il Dalai Lama viene accolto da Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina, sul palco del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, 17 settembre 2017. (Foto di Federico Vinci/Città Metropolitana di Messina)

“Ha ragione?” ha chiesto Sua Santità al pubblico, oltre 1200 persone arrivate da tutta la Sicilia. La risposta è stato un applauso scrosciante.

Accorinti ha poi fatto gli onori di casa  tra Sua Santità il Dalai Lama e l’Arcivescovo della città e tra i due è apparsa subito evidente una grande simpatia e cordialità. L’Arcivescovo si è detto felice di poter ricevere Sua Santità, uomo di pace e di grande compassione, instancabile promotore dell’armonia tra le diverse tradizioni religiose e tra i praticanti dei diversi credo.

Al Dalai Lama è stata poi conferito il premio “Costruttore di pace, giustizia e nonviolenza”. Non c’è pace senza giustizia, e la giustizia si ottiene soltanto attraverso la nonviolenza, ha dichiarato il Primo cittadino consegnando l’onorificenza.

Sua Santità il Dalai Lama riceve l’onorificenza “Costruttore di pace, giustizia e nonviolenza” presso il Teatro Vittorio Emanuele di Messina, 17 settembre 2017. (Foto di Jeremy Russell)

A moderare l'incontro la giornalista RAI Laura Pasquini che ha preso la parola per invitare il Dalai Lama a rivolgersi alla platea.

“Mio caro fratello spirituale - ha esordito Sua Santità rivolgendosi all’Arcivescovo - mio caro amico Renato (Accorinti, ndr), sostenitore della verità e della giustizia, miei cari fratelli e sorelle, sono estremamente felice di essere qui e di aver ricevuto questa onorificenza. Ormai ho 82 anni e per me raggiungere gli Stati Uniti è un viaggio troppo lungo. Però sono qui, in Europa, in Italia su invito di molti amici, sinceri e di vecchia data”.

“Sebbene io appartenga al XX secolo, mi ha commosso ieri parlare, proprio nell’antico teatro greco di Taormina, delle idee che sono nate dall’antica civiltà della valle dell’Indo. Ovunque io vada, ho sempre due messaggi da condividere, due impegni per me importanti da comunicare. Il primo è la promozione della felicità e l’importanza di avere una mente pacificata e un buon cuore. Tutte le principali religioni promuovono questi valori, insieme alla tolleranza, al perdono e all’autocontrollo”.

“La vera fonte della pace della mente è l’amore, la compassione. Non parlo dell’amore che ci lega alle persone che ci sono più vicine e che ci stanno a cuore, ma di un illimitato sentimento di altruismo, di un amore che può essere esteso a ogni essere vivente, compresi i nostri nemici. E’ un tipo di amore di cui solo gli esseri umani sono capaci e questa è la ragione per la quale cerco sempre di ricordare a tutti l’importanza dell’armonia e il senso di appartenenza a un’unica famiglia umana”.

Sua Santità il Dalai Lama, sul palco del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, 17 settembre 2017. (Foto di Jeremy Russell)

“Il mio secondo messaggio e impegno riguarda l’armonia e il dialogo tra le religioni. Nel mondo esistono numerose tradizioni religiose, ma sembra che le differenze tra di esse possano far sorgere dei conflitti. E questo è molto triste perché accade nonostante il fatto che tutte le religioni  promuovano lo stesso messaggio di amore. Dobbiamo impegnarci seriamente nella promozione dell’armonia tra le varie religioni e la presenza del mio fratello cristiano, qui accanto, è per me di grande incoraggiamento”.

“Oggi giorno, la globalizzazione economica e i cambiamenti climatici non si curano certo dei confini geografici o delle differenze religiose: hanno un impatto su tutti, indistintamente. Qui, in Europa, dopo la devastazione causata dalla Seconda Guerra Mondiale, è stata istituita l’Unione Europea con lo scopo di promuovere e garantire la pace, cosa che avviene ormai ormai da molti decenni. In futuro, mi auguro che la Russia ne entrerà a far parte e che un'istituzione analoga venga in essere anche in Africa, America Latina e in Asia. Mentre le Nazioni Unite sembrano essere più che altro un’unione tra governi, dobbiamo valutare l’opportunità di unione planetaria di popoli. Il nostro sogno di pace può realizzarsi solo in un mondo demilitarizzato. E chiedo al mio fratello cristiano di pregare anche lui perché questo avvenga”.

Il Dalai Lama ha poi detto che avrebbe risposto alle domande del pubblico, la prima delle quali è stata sulla sua vita quotidiana.

“In generale, i tibetani sono persone cordiali - ha risposto - e questo dipende in parte dal fatto che siamo un popolo poco numeroso che ha vissuto in uno spazio enorme, ma con uno spirito comunitario davvero forte. Da noi, così come in altre parti dell’India settentrionale, c’è sempre stata l’abitudine di non chiudere a chiave la porta di casa e di accogliere chiunque si fosse presentato”.

“Nella mia famiglia, i miei fratelli e sorelle scherzavano e ridevano sempre. Sono stato portato via da loro quando avevo cinque anni e sono stato cresciuto come il Dalai Lama. Nel palazzo del Potala, gli ufficiali si comportavano in modo molto formale, mentre gli spazzini erano davvero aperti e cordiali. Erano loro che mi tenevano aggiornato su che cosa stava succedendo e che giocavano con me”.

Il pubblico, oltre 1200 persone, presente al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, per la conferenza pubblica di Sua Santità il Dalai Lama, 17 settembre 2017. (Foto di Jeremy Russell)

“Il mio tutore era molto severo e mi minacciava con un frustino per incoraggiarmi a studiare. Ero un ragazzino pigro e non avevo voglia di studiare: quando era ora di iniziare, mi sentivo come se il cielo fosse diventato improvvisamente nero”.

“Anche gli italiani mi sembrano persone cordiali e di buon cuore. Non sono un amante delle formalità, ma in Tibet ne abbiamo davvero molte. Diventare un rifugiato mi ha liberato da tanti obblighi di protocollo e oggi posso relazionarmi con tutti come miei fratelli e sorelle”.

Rispondendo a una domanda sulla felicità, Sua Santità il Dalai Lama ha fatto notare che gli animali, come i gatti o i cani, vogliono essere felici esattamente come noi, ma che solo gli esseri umani sono consapevoli di questo bisogno. L’amore e la compassione rafforzano la nostra sicurezza in noi stessi, la quale, a sua volta, permette di ridurre l'irritazione che porta alla rabbia, un’emozione che distrugge ogni nostra felicità.

Al Dalai Lama è stato poi chiesto di spiegare brevemente le Quattro Nobili Verità. Sua Santità, ridendo, ha detto che sarebbe necessaria tutta la giornata. Ha comunque detto che mentre molta gente crede nell’esistenza di un Creatore, altri - soprattutto in India - come i Samkhya, i Giainisti e i Buddhisti credono nella legge di causalità, nella legge di causa ed effetto. Il Buddha ha spiegato che la sofferenza e la felicità sono il risultato di cause. Ha insegnato le Quattro Nobili Verità sulla base dell’origine dipendente, ovvero sull’idea che ogni cosa dipende da altri fattori.

Sua Santità ha poi spiegato che dobbiamo riflettere profondamente sulla praticabilità della Terza Nobile Verità, la verità della cessazione. Le emozioni negative che conducono alla sofferenza, come la rabbia e l’attaccamento, si basano sul attaccarsi all’apparenza delle cose, pensando che i fenomeni esistono in modo indipendente.

Sua Santità il Dalai Lama durante uno scambio di battute con Fabrizio Pallotti, traduttore ufficiale per l’Italia, durante la conferenza pubblica a Messina, al Teatro Vittorio Emanuele, 17 settembre 2017. (Foto di Federico Vinci/Città Metropolitana di Messina)

Dal momento che la natura essenziale della mente è chiara, pura, è possibile eliminare questa ignoranza e le emozioni disturbanti che fa sorgere, conducendoci così alla cessazione della sofferenza, la Terza Nobile Verità.

Sua Santità il Dalai Lama ha fatto notare che da un punto di vista cristiano siamo tutti creature di Dio, che la nostra vita è creata da Dio, il che implica una profonda connessione con Lui. Come figli di un Dio compassionevole e amorevole, cercare di seguire i suoi insegnamenti è una bella cosa. Ha aggiunto poi che mentre la filosofia buddhista è molto complicata la fede in Dio può essere potente e allo stesso tempo semplice.

Il Dalai Lama ha fatto notare, però, che nel mondo contemporaneo, il sistema educativo è orientato esclusivamente a traguardi materialistici e dedica poca attenzione ai valori umani più profondi. Oltre un miliardo di persone oggi dichiara di non aver alcun interesse per religione, mentre la fede di molti di coloro che si dichiarano praticanti è davvero superficiale. Molte persone non hanno alcun valore etico. Non hanno alcuna consapevolezza del fatto che le emozioni disturbanti, come la rabbia, la paura e l’odio disturbano la pace della nostra mente, mentre un buon cuore e la compassione sono la vera fonte della nostra felicità.

Ha spiegato che i dialoghi che da anni intrattiene con numerosi scienziati ed pedagogisti  portano a concludere che l’educazione è davvero la chiave di tutto. Nell’ambito del sistema educativo - ha suggerito - è dunque necessario introdurre l’etica secolare, un’etica basata sul buon senso, sulle evidenze scientifiche e sulla nostra comune esperienza. Ha poi sostenuto la necessità di una certa “igiene emotiva”, il corrispettivo dell’igiene personale, basata un una migliore comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni.

Rispondendo all’ultima domanda, il Dalai Lama ha spiegato quali sono i diversi livelli della mente. Ha iniziato illustrando il nostro abituale stato di veglia, che è relativamente grossolano e dominato dalle coscienze sensoriali. Ha aggiunto che la mente è più sottile durante i il sonno, quando si sogna, perché le nostre facoltà sensoriali non sono attive. Durante il sonno profondo, la coscienza diventa ancora più sottile, come in uno stato di incoscienza. Quella più sottile di tutte si manifesta però nel momento della morte, i Buddhisti la chiamano la mente di chiara luce, e la sua natura è la chiarezza e la consapevolezza.

Sua Santità il Dalai Lama insieme ai ragazzi del club di rugby di Messina. Il campo dove si stavano allenando è stato usato per far atterrare e ripartire l’elicottero che ha portato Sua Santità da Messina a Palermo. 17 settembre 2017. Foto di Jeremy Russell)

A conclusione della conferenza, il pubblico si è accalcato per salutare da vicino e stringere la mano al Dalai Lama. Il pranzo si è svolto insieme al sindaco della città presso il Municipio; nel primo pomeriggio il Dalai Lama ha raggiunto in auto un campo da rugby presso il quale è stato possibile far atterrare l’elicottero che lo ha portato a Palermo. Grande sorpresa per i ragazzi che si stavano allenando, felici per questa inattesa opportunità. Domani, a Palermo, Sua Santità parlerà della Gioia dell’Educazione.

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