Mundgod, Karnataka, India - Più di quattrocento persone appartenenti a centri Dharma di tutto il mondo e legati al monastero di Ganden Jangtse si sono riunite questa mattina nella sala delle udienze, accanto all'appartamento di Sua Santità il Dalai Lama. Una dozzina di gruppi si sono si sono fermati per farsi fotografare con lui. Poi, tutti si sono seduti per ascoltare le sue parole.
"Il XX secolo è stato un'epoca di guerra e di violenza - ha detto - eppure la violenza non è mai una soluzione, porta solo sofferenza. Dopo la seconda guerra mondiale, i leader francesi e tedeschi - de Gaulle e Adenauer - hanno dato vita a una comunità che è diventata l'Unione europea garantendo così la pace in gran parte dell'Europa da oltre 70 anni. Questo ci dimostra che la speranza di creare un mondo più pacifico è un fatto concreto".
"Tuttavia, per portare la pace nel mondo, sono gli individui per primi che hanno bisogno di portare la pace nella propria mente. Nonostante questo, il commercio di armi continua a prosperare e le armi non hanno altro scopo se non la distruzione. Il solo approccio efficace per la risoluzione dei conflitti è il dialogo ed è per questo che spesso il mio appello è che il XXI secolo diventi un'era di dialogo".
"Mandare uomini in guerra è un "residuo" del sistema feudale. Nessuno vuole rinunciare alla propria vita e, in un mondo democratico, non ci si dovrebbe aspettare che qualcuno sia disposto a farlo. La Cina è un sistema totalitario, mentre l'India è la democrazia più popolosa del mondo".
"Se ci sforzassimo di sviluppare la pace interiore e coltivassimo la consapevolezza che l'umanità è un'unica grande famiglia, allora riusciremmo a creare un mondo più felice e più pacifico. Abbiamo bisogno di buon senso, di buon cuore e di intelligenza".
Terminato questo incontro, Sua Santità ha raggiunto la sala dell'assemblea del Ganden Jangtsé, dove erano già presenti oltre duemila monaci, per assistere a una serie di dibattiti. Sono stati vigorosi ed energici, e hanno toccato temi come la natura del sé e l'origine dipendente. E' stato discusse o se, dal punto di vista della scuola Prasangika, esiste un oggetto comunemente accettato anche dai Samkhya e Svatantrika, su quale sia la vera base di designazione, su cos'è la continuità della mente e che cosa qualifica un individuo.
Si è dibattuto sull'ordine in cui il Buddha ha insegnato le Quattro Nobili Verità, come se si trattasse di un medico che diagnostica un malessere. Un gruppo di monaci ha discusso sulla luce chiara soggettiva, sulla coscienza la cui natura intrinseca non è contaminata da oscurazioni. Gli studenti di logica hanno invece esaminato il rapporto tra fuoco e fumo, mentre quelli che si occupano della scienza della mente hanno esposto le varie definizioni di cognizione inferenziale.
Alcune preghiere di buon auspicio hanno dedicato i meriti dei dibattiti alla lunga vita di Sua Santità, alla pace nel mondo e all'auspicio che tutti possano essere toccati dalla luce splendente degli insegnamenti di Sua Santità, ora e in futuro.
"In questa mia visita nell'India del Sud - ha detto Sua Santità - ho trascorso del tempo in due delle tre principali sedi di studio. Anche se viviamo in esilio, siamo riusciti ad aiutare noi stessi e gli altri. Quando preghiamo per la preservazione e la diffusione del Dharma, dovremmo ricordare che ciò significa molto di più che costruire templi e erigere statue, significa mantenere vivi gli insegnamenti del Buddha. La realtà di fondo è rappresentata dalle Due Verità, la verità convenzionale e la verità ultima, ma la pratica più profonda coinvolge la psicologia e l'uso della ragione e della logica".
"La tradizione sanscrita che ci è stata trasmessa da Shantarakshita ha comportato fin da principio l'uso della logica. Il buddhismo si è poi diffuso in molti altri Paesi, ma solo in Tibet è stato preservato l'autentico approccio del Nalanda, ovvero l'utilizzo della logica e dell'epistemologia. Tuttavia, ciò che impariamo attraverso questo approccio non deve rimanere una semplice astrazione: dobbiamo applicarlo per ottenere una autentica trasformazione interiore. Se riusciamo a farlo concretamente, possiamo essere sicuri che il pensiero e la pratica buddhista dureranno a lungo".
"Lascerò Mundgod domani per il Grande Festival di Preghiera a Bodhgaya, dove ci saranno moltepiù persone".
Lasciate che ribadisca ancora una volta che tutto ciò che capite attraverso lo studio e il dibattito deve essere integrato in voi. Finora avete fatto del vostro meglio, ma per favore, continuate così. Una volta laureati, sarebbe molto bello se qualcuno di voi fosse in grado di insegnare in Tibet".
Sua Santità ha ricordato che il popolo della Regione Himalayana vive in Paesi liberi e nonostante le difficoltà nell'ottenere un'istruzione formale oggi ha fatto grandi progressi e possono raggiungere questi centri di studio e poi riportare a casa quanto hanno imparato. Il buddhismo non è la semplice esecuzione di rituali, ci sono soggetti molto più profondi, in tutto simili alla scienza.
Un numero crescente di cinesi si sta interessando sempre più al buddhismo e arrivando a riconoscere che un approccio intelligente alla pratica è il più efficace. Anche tra le personalità politiche conservatrici c'è una certa consapevolezza che la politica finora imposta al Tibet deve diventare più realistica.
"Se imparate il cinese, sarete in grado di aiutare la gente della Cina continentale. Noi seguiamo la tradizione del Nalanda con cui i cinesi hanno un legame attraverso Hsuan Xang. Sarà molto utile se non solo imparerete il cinese, ma studierete anche la scienza".
"Je Rinpoché è studiato in tutti i principali monasteri del Tibet centrale dell'epoca. Noi siamo i suoi seguaci e dobbiamo fare attenzione a come trasmettiamo l'intero insegnamento da una generazione all'altra. Ora ho 84 o 85 anni e la maggior parte dei monaci che con me hanno lasciato il Tibet non ci sono più".
"Ci vediamo a Bodhgaya".
La mattinata si è conclusa con la recitazione di una preghiera per la preservazione degli insegnamenti di Jé Rinpoché composta da Gungthang Tenpai Drönmé. Con infinita pazienza e generosità, Sua Santità si è soffermato per salutare e parlare con quanti più monaci possibile prima di lasciare il tempio e raggiungere la sua residenza nella parte alta del palazzo.