Nuova Delhi, India - Al suo arrivo al Lal Bahadur Shastri Institute of Management (LBSIM) di Dwarka (un sobborgo di Nuova Delhi) Sua Santità il Dalai Lama è stato ricevuto dal Direttore, il dottor Srivastava e dal Presidente del Consiglio dei Rettori Anil Shastri. Poiché Sua Santità aveva conosciuto personalmente il secondo Primo Ministro indiano, si è avvicinato senza indugio al busto di Lal Bahadur Shastri (1904-1966), collocato su un piedistallo all’ingresso dell'Istituto, per offrire una sciarpa bianca e rendergli omaggio.
Dopo aver indossato le vesti e il copricapo accademici, Sua Santità ha partecipato alla processione accademica nell'auditorium. Sul lato del palco, si è unito al figlio di Shastri, Anil, per accendere una lampada votiva e offrire fiori davanti a un ritratto di Lal Bahadur Shastri.
Dopo che Anil Shastri ha dichiarato aperta la Cerimonia, il professor Srivastava, direttore del LBSIM, ha tenuto un breve discorso di benvenuto e ha letto un rapporto sui risultati conseguiti dall'Istituto. E’ intervenuto poi Anil Shastri, che ha ricordato la sua amicizia con Sua Santità e il loro primo incontro, quando era ancora uno studente. Anni dopo, quando era deputato per Varanasi, Sua Santità aveva presentato uno dei suoi libri e in un'altra occasione aveva preso parte a una conferenza commemorativa in onore di Lal Bahadur Shastri. Citando Sua Santità ha detto: "Se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice, pratica la compassione" e ha concluso il suo discorso ricordando che Sua Santità è riconosciuto in tutto il mondo come una grande guida spirituale.
Ha avuto inizio quindi la cerimonia formale di consegna dei diplomi di laurea e mentre il professor Srivastava annunciava i nomi dei neo laureati, gli studenti sono saliti sul palco, dove Sua Santità li ha salutati affettuosamente e ha consegnato loro una medaglia e un certificato.
Invitato a pronunciare la sua prolusione, Sua Santità ha esordito dicendo ad Anil Shastri che, in virtù del particolare legame che aveva con suo padre, lo considerava un fratello speciale. Ha poi salutato tutti gli altri presenti con l’abituale "Cari fratelli e sorelle".
"Inizio sempre così i miei discorsi perché credo che in realtà i 7 miliardi di esseri umani che vivono oggi su questo pianeta siano fratelli e sorelle. Siamo tutti uguali mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Tutti noi vogliamo vivere una vita felice e gioiosa e gli scienziati, grazie alle loro ricerche e sperimentazioni, hanno dimostrato che la natura umana è fondamentalmente compassionevole. Quando si ha buon cuore, la salute fisica migliora, mentre se si è costantemente pieni di odio e rabbia il sistema immunitario viene danneggiato".
Sua Santità ha chiesto ai 400 spettatori se preferissero vedere un volto sorridente o accigliato e tutti hanno risposto "Sorridente".
"Ci sono le prove", ha detto, "che la nostra natura è essenzialmente pacifica e compassionevole. Dopo tutto, la nostra vita inizia grazie all'amore e all'affetto di nostra madre”.
"Oggi, molti dei problemi che dobbiamo affrontare sono creati da noi. Perché? Perché ci sono troppa rabbia e competizione, paura e ansia. Dovremmo prestare maggiore attenzione al senso di amorevole gentilezza che costituisce la nostra natura di base. Invece, i problemi sorgono perché diamo troppo peso a differenze del tutto secondarie: nazionalità, razza, colore, fede, status sociale e, in questo paese, casta di appartenenza. Questo porta ad un senso di "noi" e "loro", che a sua volta dà luogo a divisioni e conflitti. Di conseguenza, nel nostro sistema educativo dobbiamo promuovere il senso di unità dell'umanità”.
"L'istruzione moderna è nel suo complesso orientata verso obiettivi materiali, finalizzata a esperienze sensoriali, a piaceri esteriori di breve durata, piuttosto che allo sviluppo della nostra mente principale o coscienza mentale. Le antiche tradizioni indiane avevano una conoscenza più completa del funzionamento della mente, compresa la comprensione delle emozioni e di come gestirle, e da ciò deriva la pratica dell'ahimsa motivata da karuna: la non-violenza motivata dalla compassione”.
"Le pratiche per coltivare una mente calma e stabile e la visione profonda - shamatha e vipashyana - hanno dato origine alle nozioni di sé e di assenza di un sé. Il Buddha non ha negato l’esistenza di un sé, ma ha spiegato che esiste solo come designazione sulla base del corpo e della mente. Non c'è nient'altro, a parte questo”.
"Oggi i fisici quantistici affermano che non esiste nulla di oggettivo. Sottolineano il ruolo cruciale dell'osservatore. Ma quando vogliamo saperne di più sull'osservatore, non hanno risposte da offrire”.
"Le antiche tradizioni indiane hanno individuato l'esistenza di emozioni positive e distruttive, sottolineando che le seconde sono la causa di qualsiasi problema. Dal momento che sorgono in relazione alla nostra mente, trattare con queste emozioni è una nostra responsabilità. Pregare Dio o il Buddha di intervenire in nostro favore non avrà alcun effetto. Ecco perché suggerisco che, così come manteniamo l'igiene fisica per motivi di salute, dobbiamo anche coltivare una sorta di igiene emotiva”.
"Un esempio è osservare quanto l’essere arrabbiati ci faccia perdere la pace della mente. Da arrabbiati non si riesce neppure a gustare il cibo che mangiamo; si può arrivare a fare del male a noi stessi. Invece sarebbe meglio prevenire o imparare a sbarazzarsi della rabbia, addestrando la nostra mente".
Sua Santità ha spiegato che c’è stato un tempo in cui gli scienziati si occupavano esclusivamente del funzionamento del cervello umano. Ora molti di loro riconoscono il ruolo della mente, il fatto che può essere allenata e che l’allenamento modifica la neuroplasticità, produce cioè cambiamenti osservabili nel cervello.
"Questo è ciò che desidero condividere con voi", ha concluso Sua Santità.
"Come risultato del vostro impegno nello studio oggi avete conseguito la vostra laurea e mi congratulo con voi. Ma questo risultato, da solo, non vi porterà la pace interiore. Per raggiungerla vi esorto a prestare maggiore attenzione alla antica psicologia indiana, uno degli aspetti su cui l'India può dare un reale contributo nella creazione di un mondo più compassionevole".
Terminato un lunghissimo applauso, il direttore del LBSIM ha offerto a Sua Santità un omaggio in ricordo della sua partecipazione. Nell’esprimere la sua ammirazione per Lal Bahadur Shastri e il suo rammarico per la sua prematura scomparsa, Sua Santità ha aggiunto: "Anche se non è più fisicamente tra noi, stiamo mantenendo vivo il suo spirito".
Dopo una serie di fotografie ricordo, insieme ai diversi gruppi di laureati riuniti sul palco insieme ai docenti, si è tenuto un pranzo, al termine del quale Sua Santità ha fatto ritorno al suo albergo.